La scommessa
Eccomi. Faccio un passo un po’ maldestro per entrare sul palco e i riflettori bianchi mi abbagliano. In controluce vedo a malapena la grande sala del teatro. Un po’ di gente c’è. Nel cervello già impegnato a ricordarsi la scaletta, i dubbi si accavallano. Davvero pensiamo di poter intrattenere la gente parlando del nostro, anzi del mio DNA? Siamo davvero così pazzi? Funzionerà?
Meno male che insieme a me ci sono quei tre là. C’è Patrizio Roversi, che il mestiere suo di conduttore lo conosce bene. C’è Andrea Vico, amico e giornalista che armato di campanello e camice farà da tramite con il pubblico. Dietro le quinte c’è Marco Bonilauri a sparare i video che appaiono sullo schermo dietro di noi.
E poi ci sono io, a raccontare il viaggio che ho fatto nel mio DNA. Ad aprire finestre di curiosità verso un nuovo mondo che sembra complicato ma lo è solo in apparenza. A raccogliere e interpretare i dubbi le le paure di chi sente parlare per la prima volta di genetica personalizzata, di patrimoni ereditari trasformati in bytes, di genomi che stanno in un iphone, di parenti e amici trovati su internet grazie al confronto dei rispettivi cromosomi.
Mesi fa, mentre ancora raccoglievo le idee per il libro, un editor mi chiese perché mai la gente avrebbe dovuto interessarsi ad un libro sul DNA. Domanda secca, legittima e spiazzante. Risposta: “Tu ce l’hai un DNA?” “Hmm, sì!” “Allora ti interessa sapere cosa ci puoi fare”. Per la cronaca, quello lì non l’ho convinto, ma altri sì.
E’ vero, il DNA ce l’abbiamo tutti. E io racconto di come i nostri geni siano anche un ottimo argomento di conversazione, un contenuto social per eccellenza, come si dice nel web. Ma prendere il mio DNA e trasformarlo in qualcosa che somigli anche lontanamente ad uno show (o ad una conferenza-spettacolo) beh, quella è una scommessa difficile e anche un po’ folle. Chissà.
Comunque si comincia. Video, test genetici in diretta, qualche battuta con Roversi. Per mancanza di tempo e risorse le prove sono state poche e troppo veloci, e ci vuole un po’ per trovare il ritmo giusto. Quando alla fine succede, ce ne accorgiamo dalle reazioni del pubblico. Che alla fine ci regala la sua attenzione, la vivacità di chi partecipa davvero.Patrizio mi dà i tempi giusti e sul PC di Andrea piovono gli SMS con le domande. A spettacolo già iniziato entra una baraonda rumorosa di liceali . Viene fuori che sono due classi in gita scolastica. Poveretti, penso, in gita a vedere il mio DNA. Qualcuno di loro sale sul palco per fare il nostro super test genetico del gusto e i compagni di sotto se la ridono.
Alla fine qualche centinaio di persone ha fatto un pezzo di viaggio con noi in questo nuovo mondo, divertendosi. Finito lo spettacolo, in mezzo a tanti giovanissimi, una signora molto anziana si avvicina al palco e mi chiede dove può trovare il libro. Il giorno dopo mi trovo a parlare di DNA e social networks in un liceo di Genova. Vengo piacevolmente incalzato dalla curiosità dei ragazzi, sommerso dalle domande e dai commenti più svariati.
Si può parlare per un’ora di DNA facendo divertire la gente? Yes, we can.
Voglio ringraziare in ordine sparso: Patrizio Roversi, Andrea Vico, Marco Bonilauri, Fulvia Mangili, Beatrice Mautino, Claudia Ribet, Turisti per Caso, Scienza Attiva, Ilaria Gradassi, Antonella Prisco, Assobiotec, Sara Salmaso,Scienza in rete, Marsilio Editori, i ragazzi del Festival e tutti gli spettatori.
Lo spettacolo “il mio DNA incontra Facebook”, tratto da un mio libro edito da Marsilio, è stato presentato in prima nazionale a Genova, Teatro Duse, il 29 e 30 Ottobre 2012, nell’ambito del Festival della Scienza di Genova, con il contributo di Assobiotec. E’ in fase di realizzazione una serie di repliche in altre città. Per informazioni potete contattarmi.
Foto courtesy FestivalScienza.