Totò, Peppino e i cervelli che tornano
In un sito di giovani ricercatori che ho segnalato su questo blog si legge “Se sei un cervello rientrato e vuoi aggiungere il tuo profilo qui scrivici“. Devo essere sincero. Stavo per scrivere. Poi mi sono chiesto: “Ma io che cervello sono? Sono un cervello rientrato, un cervello semplice o un non-cervello?”. Non sono riuscito a trovare una risposta. Forse questo implica che è vera la terza ipotesi.
Seriamente, sarà una mia deformazione da giornalista, ma trovo che queste definizioni a base di “cervello” – nella fattispecie quella bruttissima di “cervello rientrato” – siano vagamente disturbanti e involontariamente ironiche, quando usate dai diretti “cervelli” interessati. Rischiano perfino di rendere ingiustamente antipatici questi altresì giovani, baldi e oltremodo simpatici ricercatori.
Il problema è che finchè gli altri ti chiamano “cervello” tutto bene. Si può prendere come un complimento. Ma è veramente il caso di auto-nominarsi “cervello rientrato”, o anche solo “cervello”, come se si avesse l’appalto del nobile chiletto di materia grigia? Gli amici ricercatori, il cui sito è peraltro molto serio, perdoneranno la nota ironica, ma il loro stile mi ricorda un pò quello dell’ onorevole Trombetta: “Lei non sa chi sono io! Sono un cervello rientrato, sa?”. Meritandosi un bel pernacchione alla Totò.
Un pò di understatement non guasterebbe. Che ne dite di “giovani ricercatori tornati dall’estero” o qualcosa del genere? Pistuà.