ScienceTune- Scienza e Musica- #1- Down and out in space
- A rompere il ghiaccio e piegare lo spazio-tempo ci pensa il time warp di Tim Curry con il suo pelvic thrust that really drives you insane. Anche se lo avete già sentito e magari ballato mille volte- vecchi fanatici del Rocky Horror – qui lo ascoltate in una versione alternativa.
- Ormai siamo partiti e siamo soli nello spazio. Il guaio è che abbiamo troppo tempo per immalinconirci e riflettere su “tutta la scienza che non capisco/E’ solo il mio lavoro cinque giorni a settimana”, come sospirava ormai uno zillione di anni-luce orsono il Rocket man di Elton John.
- Un sacco di orbite più eccoci di nuovo sulla Terra ma la malinconia non se ne va, finché ci sarà gente come Chris Martin e i suoi Coldplay a raccontarci di quel Scientist che si lascia dietro tutto per il suo lavoro, anche l’amore, e quando se ne accorgerà sarà troppo tardi. “Nobody say it was easy“, canta Chris, nessuno diceva che sarebbe stato facile, e vorrei anche vedere.
- Tanto bella, quella di prima, che vale la pena ascoltarla anche in versione remake, quello della splendida Aimee Mann, quattro minuti e19 secondi in più per meditare se vale la pena o no rinunciare a tutto per l’amore del sapere.
- Ma il vero viaggio spaziale, quello dell’Apollo 11, ebbe come colonna sonora un altro pezzo malinconico. Le cronache tramandano che la BBC scelse questa Space Oddity e la triste storia del maggiore Tom, alias Bowie, nientemeno che come jingle sonoro per i collegamenti da Cape Canaveral. Era il 1969, uno di quegli anni che, alle cene dove vado io, ci si divide fra chi era già nato e chi no. Si dice che i produttori fecero uscire furbescamente la canzone proprio mentre l’Apollo scaldava i motori. Canzone furba, vecchia e bellissima.
- Meno, molto meno bello il rifacimento in italiano parolato da Mogol, e cantato in italiano dallo stesso Bowie: ragazzo solo, ragazza sola. Una chicca rara e bruttissima, ma all’epoca succedeva anche che Bowie cantasse in italiano i testi di Mogol. E vi risparmio un remake ancora più tremendo dei Giganti.
- Einstein non l’ha dimostrato, ma nello spazio tutti sanno che prima c’è la quaresima e solo dopo il carnevale. Allora, anche se di spaziale hanno solo il titolo. chiudiamo in allegria con la Champagne Supernova dei fratelli Gallagher e lo Space Cowboy di quei jazz-acidissimi di Jamiroquai, in versione live. Così ripassiamo anche un pò di chimica.
- Come nei migliori CD c’è il bonus track finale. I Placebo starebbero meglio in una playlist di farmacologi ( e non solo per il nome del gruppo) ma la loro Space Monkey (dal vivo) va benissimo anche qui.
La settimana prossima, eccezionalmente, festeggeremo il Darwin Day con una selezione moolto evoluta. Suggerimenti?