Ricerca: il programma dell’Ulivo commentato
In questo e nel prossimo post commenterò i programmi elettorali dei due schieramenti politici sul tema della ricerca.
Giusto perchè non ci siano equivoci, sappiate che gli unici colori di sciencebackstage sono il grigio della omonima materia e il bianco della mielina. Insomma, dalle parti di questo blog l’unico partito che vale è quello del cervello che ragiona in modo autonomo. Per questo, tutto ciò che mi accingo a scrivere sarà solo frutto del mio spirito critico (magari criticabile) e di un pò di sano humor. Almeno qui, nell’oasi di questo blog non troverete dichiarazioni di voto o incitazioni a mettere la fatidica crocetta su questo o sull’altro simbolo. Quindi relax. Perfetto. Cominciamo con l’Ulivo.
Nel corposo programma elettorale dell’Ulivo si parla di ricerca, insieme a scuola e università, nel capitolo 9, intitolato con grande sforzo creativo: Conoscere è crescere. Una copia integrale del capitolo la trovate qui. Il programma elettorale (tutto) lo trovate sul sito dell’Ulivo. Per la ricerca bisogna arrivare a pagina 238.
E’ interessante notare che- anche se probabilmente il programma non lo dice -alcune proposte sulla ricerca nascono da un approccio bottom-up: le idee infatti sono state raccolte durante una fase di consultazione a cui hanno partecipato rappresentanti del mondo scientifico. Questo se non altro mi sembra un buon approccio.
I piani dell’Ulivo per il rilancio della ricerca si articolano in circa 10 pagine ben scritte, anche se bisogna fare la tara con un bel pò di bla bla di prammatica ( e quanto è importante la ricerca! E quanto è importante la meritocrazia! Etc…).
Il programma elenca alcune azioni prioritarie. Scelgo quelle che a mio parere sono più degne di nota:
1) La costituzione di un’Agenzia indipendente per la valutazione della ricerca, della didattica, delle funzioni di gestione delle istituzioni universitarie e di ricerca, dei docenti universitarie dei ricercatori degli enti di ricerca, anche con funzioni di ripartizione di incentivi finanziari premiali dei punti di qualità del sistema e curando l’inserimento di opportuni indicatori di genere nel benchmarking delle istituzioni scientifiche;
COMMENTO: La proposta di un agenzia nazionale per la ricerca- che già è una realtà in altri paesi- arriva dai ricercatori stessi è uno dei frutti migliori, a mio avviso, nato dal confronto con gli scienziati. Sarebbe una scelta sensata, la stessa adottata da altri paesi prima di noi. A patto che, si tratti di un organismo autorevole che si basi su criteri condivisi dalla comunità scientifica e non di un carrozzone politico. A dire il vero l’agenzia delineata dal programma si occuperebbe di un pò troppe cose (ricerca, didattica, università etc..). Basterebbe che facesse quello che fanno tutte: valutare la ricerca e distribuire i fondi in base a piani strategici e soprattutto all’eccellenza scientifica.
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2) La revisione, sulla base di un’ampia consultazione di tutti i soggetti interessati, della forma di governo degli atenei che la renda più efficiente e più responsabile nel rispetto dei principi dell’autonomia e della democrazia collegiale tipica della comunità scientifica.
COMMENTO: Questo non sarà un idea nuova ma potrebbe essere interessante, se effettivamente la consultazione dei soggetti interessati sarà ampia e seria. Una revisione seria del sistema di governance accademico dovrà per forza di cose scardinare – questo non è scritto nel programma- il penoso sistema feudale di vassallaggio su cui si regge l’istituzione delle univerità italiane E’ vero che tra il dire e il fare…
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3) Garantire un costante flusso d’immissione nelle università e negli enti di ricerca di giovani qualificati, varando immediatamente un piano pluriennale d’assunzioni a tempo indeterminato, definendo modalità di selezione rigorosamente basate sui meriti scientifici e tenendo conto della necessità e urgenza di incidere profondamente sull’enorme numero di persone che lavorano nelle università e negli
enti di ricerca con forme innumerevoli di precariato;
COMMENTO: Letta così l’idea sembra bella ma non lo è poi così tanto. Anzittutto il "piano pluriennale d’assunzioni a tempo indeterminato" suona sinistramente come "piano per una nuova infornata di assunti a vita, senza alcuna verifica periodica del lavoro". E’ vero che si parla di modalità di selezione rigorosamente basate sui meriti scientifici (giusto, giustissimo) ma anche di tenere " conto della necessità e urgenza di incidere profondamente sull’enorme numero di persone che lavorano nelle università e negli enti di ricerca con forme innumerevoli di precariato". Qui un brivido freddo mi corre lungo la schiena. Non ho capito bene. Se l’idea è quella di selezionare i bravi precari e dare loro un lavoro vero (non a vita e senza checkpoints, però) e nel contempo dare un bel calcione nel didietro a chi non ha meriti scientifici, tutto OK, splendido. Se bisogna fare l’ennesima "informata" di precari, qualunque essi siano, solo perchè sono lì da anni, allora no. Speriamo di aver capito male…
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4) Garantire le necessarie coperture previdenziali ed assistenziali ai titolari di contratti post-dottorato o diforme diverse di contratti a tempo determinato presso università ed enti di ricerca;
COMMENTO: Fantastico. Basta sapere chi paga.
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5) Rendere obbligatorio il dottorato di ricerca per la carriera universitaria e negli enti di ricerca, dotandosi di opportune norme transitorie;
COMMENTO: il dottore che c’è in me gongola…"Giusto, viene da dire, dopo tanta fatica per avere ‘sto dottorato, almeno che venga riconosciuto". Ma è giusto che venga reso obbligatorio per legge? No, mi sembra una enorme cavolata. La selezione dei ricercatori va fatta seguendo l’unico criterio dell’eccellenza. Avere il dottorato è sicuramente una cosa buona. Ma considerate questo caso: avete davanti il Dr. De Ganzis, brillante ricercatore con tante pubblicazioni ma niente dottorato (non è riuscito ad averlo perchè non aveva gli aggangi giusti in università) o il Dr. De Furbis, curriculum scarso ma un bel dottorato (e certo, l’ha avuto perchè aveva le entrature giuste). Direte voi: " ma come, il dottorato è comunque un titolo che garantisce un merito scientifico, non è mica facile arrivare in fondo, anche una volta che sei entrato". Certo, quasi dappertutto nel mondo. Per quanto riguarda l’Italia potrei rispondere con una sonora risata (non me ne abbiano i tanti che il dottorato se lo sono sudato e meritato. Io ne conosco tanti. Ma se non li conosci come si fa a sapere quali sono?).
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Il programma contiene molte altre cose che non ho commentato perchè mi sono parse meno interessanti e originali. Se avessi tralasciato aspetti importanti fatemelo sapere.
Nel complesso mi sembra un programma piuttosto articolato (per essere un programma elettorale) e che accanto a un pò di bla bla contiene diverse buone proposte, in particolare quella dell’Agenzia per la Ricerca e l’idea di discutere una nuova governance per l’Università. Qualche proposta è discutibile, come quella poco sensata sull’ ‘obbligarietà del dottorato di ricerca e il piano di assunzioni a tempo indeterminato, che ricorda un pò le "infornate" periodiche da prima repubblica, ben note nelle università di qualche anno fa (ora non ci sono neanche più quelle).
Come tutti i programmi elettorali, anche nel caso che l’Ulivo la spunti verrà verosimilmente attuato solo in parte. Speriamo che, nel caso, sia la parte buona.
Nel prossimo post il programma sulla ricerca della CDL Sergio Pistoi