Ovvietà senza fili
Quella nella foto è la macchina che ho affittato. Il motel nello sfondo è quello dove mi sono fermato. Williamstown, è un posto sperduto nella campagna del Massachusetts; sarebbero letteralmente quattro case, ma a dominare il villaggio c’è un bellissimo college, che attira migliaia di studenti ogni anno e vivacizza la vita culturale (in questi giorni c’è un piccolo festival cinematografico).
A quattro chilometri da qui c’è North Adams, una ex città industriale che fino a qualche anno fa era destinata alla rovina. Finchè le autorità decisero di riconvertire la vecchia struttura industriale in una fabbrica di cultura.
La struttura più grande, salvata dalla rovina, ospita oggi il MassMOCA, un interessante museo di arte contemporanea, mentre altre fabbriche sono diventati atelier dove gli artisti producono e vendono le loro opere.
Attraversando la lunga strada che arriva dalla costa, ogni tanto si incrociano minuscoli paesi di campagna, di quelli che da noi sarebbero popolati solo da simpatici vecchietti, e invece pullulano di ragazzi. Altri college, altri centri di studio e ricerca che sostengono l’economia di intere regioni, salvandole probabilmente dallo spopolamento.
Non posso fare a meno di fare un triste parallelo con la “cultura made in Italy”, che ci piace tanto sbandierare, il deus ex machina che nei discorsi dei politici arriverà a salvare la nostra economia, ma che nessuno sembra in grado di capitalizzare davvero.
E allora mi metto a sognare, e sogno meravigliosi, piccoli centri del sud, della Toscana, dove l’economia della conoscenza diventa una realtà tangibile, con scuole e centri in grado di sostenere un’economia locale, e non solo spremerne le risorse.
Ma lasciamo perdere i sogni e passiamo all’argomento più terra-terra su cui avevo deciso di scrivere questo post (e il titolo). Come ho detto, mi trovo in uno sperduto motel in una quasi sperduta provincia di campagna. Eppure riesco a collegarmi ad internet grazie ad una rete wireless, per poter chiamare a casa con Skype, programmare il resto del viaggio e … scrivere questo post.
In questi giorni – per chiare questioni di budget- ho sostato in motel e b&b che sembravano la copia di quello di Psycho. Eppure il wireless, gratuito, o complimentary, come si dice qui, c’era sempre.
Un simpatico gerente mi ha spiegato che ormai un collegamento wi-fi è una amenity, un servizio, indispensabile per la clientela.” It’s obvious”, è stato il suo verdetto,
Se volete pagare per il collegamento, in quasi ogni angolo del States avete l’accesso ad un hot spot; se però vi fermate davanti ad una biblioteca, in un parco o in un luogo di interesse pubblico è probabile che potrete accedere gratis.
Riparte inevitabilmente il sogno, stavolta quello di un Italia dove internet senza fili diventi finalmente una ovvietà, come in questa provincia del nord America, e non un segnale da cercare con il lanternino (e chi l’ha provato sa che parlo anche di alberghi in grandi città). O da pagare a caro prezzo con l’UMTS.
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