L’infornata
Nel paese del Gattopardo nulla cambia. I nuovi arruolamenti di ricercatori (si parla di seimila posti nei prossimi tre anni) avverranno con le care vecchie regole di sempre, dopo che il Consiglio di Stato ha bocciato le proposte di riforma maldestramente avanzate dal ministro Mussi.
Traduzione: ecco in arrivo un’altra bella infornata. Seguendo i cari vecchi criteri di concorso su chi tutti sputano, ma che evidentemente alla fine vanno bene quasi a tutti.
Potrei ricordare le promesse di Mussi (” riformo la ricerca o me ne vado”) o sfogarmi con qualche “V” che fa tanto tendenza. Mi piace invece riportare l’analisi, secca e spietata, di Paolo Savona che sul Messaggero parla del “mal di merito” che afflige l’Italia :
“La domanda […] è se si vuole veramente una competizione sociale basata sul merito, che impone regole durissime per chi resta indietro, o sull’egualitarismo, in Italia lungamente predicato, attuato e mai sopito. ” scrive Savona.
Il mal di merito tocca un nervo scoperto del sistema Italiano, di cui la ricerca è solo una parte.
E allora, invece di riempirci la bocca con la false professioni di meritocrazia, dobbiamo chiederci seriamente: qual’è il modello che vogliamo per il nostro paese?
Posta l’ irrinunciabile eguaglianza di diritti e opportunità, meglio un sistema meritocratico, che premia solo i migliori, ma che per definizione lascia un sacco di gente a bocca asciutta?
Oppure meglio quello che abbiamo avuto finora, basato sul principio che siamo tutti “piezz’e core”, teoricamente egualitario ma in pratica classista, perchè premia i più “immanicati” o nel caso migliore i più pazienti, lasciando però a molti qualcosa per essere contenti, e riconoscenti?