L’ otto per mille alla ricerca: buona idea ma non basta
L’idea non è nuova, se ne parla ad ogni legislatura ma alla fine rimane sempre lettera morta: una legge per destinare l’ otto per mille dell’IRPEF anche alla ricerca scientifica. Da qualche tempo l’idea viene riproposta, in modo articolato e con determinazione dal giornalista Enzo Mellano in questo sito , raccogliendo adesioni e commenti da parte dei cittadini e della comunità scientifica.
Di per sè l’idea è semplice: basterebbe cambiare poche parole della legge attuale per includere la ricerca scientifica fra le finalità del famigerato l’8 per mille, insieme a quelle attuali. Non si tratta di bruscolini, considerato che l’ammontare totale dell’ otto per mille è di circa mille milioni di euro, che con il sistema attuale vanno in gran parte alla Chiesa Cattolica. Anche se solo una parte di questi soldi venisse dirottato dai contribuenti a finanziare la ricerca, ciò potrebbe avere un impatto importante sulla nostra povera scienza.
Se come speriamo, si arrivasse a destinare una parte dell’ otto per mille alla ricerca, resta aperto un problema: come andrà effettivamente distribuito e gestito il fiume di denaro che affluirebbe? Questa è anche la questione principale sollevata dai ricercatori che hanno commentato sul sito di Mellano.
Dato che in campo scientifico è fin troppo facile spendere risorse in perfetta buona fede, ma male rimane quello che molti – incluso il sottoscritto- ritengono la questione numero uno della ricerca italiana: non solo e non tanto la carenza di soldi ma anche e soprattutto la mancanza – a livello pubblico – di un modello efficiente di selezione dei progetti da finanziare, di gestione dei fondi, di monitoraggio e di follow-up dei progetti. La domanda da mille milioni di euro è quindi: chi deciderà come spendere i soldi dell’ otto per mille per la ricerca? Con quali criteri? Con quali priorità ?
La soluzione sostenuta dai promotori della proposta di legge è l’istituzione di una sorta di agenzia nazionale per la ricerca, un organismo che avrebbe il compito di coordinare efficacemente le risorse per la ricerca. Sarebbe una scelta sensata, la stessa adottata da altri paesi prima di noi. A patto che, si tratti di ” un organismo autorevole (non un carrozzone politico), che sia espressione di tutti i soggetti istituzionali delle varie branche della Ricerca.” sostiene giustamente il sito di Mellano.