Cristalli viventi e occhi fasulli
Per un appassionato di fantascienza come me, l’occasione era ghiotta e mi ci sono tuffato.
Qualche mese fa una piccola casa editrice americana mi ha proposto di scrivere due essays: l’idea era di rivedere sotto un taglio scientifico, brillante ma autorevole, due pilastri della fantascienza come Michael Crichton e la saga di Dune.
Da Andromeda (il primo libro di Crichton, da cui fu tratto un film cult degli anni ’70, dove si racconta dell’invasione di una stranissimo cristallo vivente dallo spazio) ho preso ispirazione per parlare di quanto sia sfumata la definizione scientifica di “vita”, scoprendo perfino che i “cristalli viventi” non esistono soltanto nella mente degli scrittori, ma sono una possibilità prevista da autorevoli studiosi.
E su Dune? Cosa mai si può scrivere su Dune che non sia stato già scritto? Alla fine ho pensato ai Tleilaxu eyes, gli occhi bionici che fanno capolino ogni tanto nella saga di Herbert.
Era un bel pretesto per parlare delle protesi retiniche e degli occhi artificiali, su cui tanti laboratori oggi stanno lavorando. Ne è venuto fuori, più che un saggio, un racconto di fantascienza ambientato alla fine di questo secolo, che ripercorre la storia dell’invenzione partendo dalle prime pioneristiche scoperte (quelle vere, di oggi),per poi raccontare i progressi (inventati, ma plausibili) della tecnologia. La storia a ritroso di un invenzione che ancora non c’è.
Non ero ovviamente l’unico ad avere idee così malsane, e così ne è venuta fuori un’antologia, anzi due, appena pubblicate negli States: The Science of Michael Crichton e The Science of Dune (Benbella Books). Ciascuna raccoglie una decina di essays scritti da scienziati, giornalisti o scrittori di SF. Per chi non resiste dalla voglia di leggerle, le trovate anche su Amazon. Il bello dei blog è che le marchette te le puoi fare da solo.