Cervelli rientrati e buggerati? Lettera aperta
La ricerca in Italia è una farsa?
Siamo indignati per una scelta politica palesemente in contraddizione con quanto sostenuto con tanta enfasi nel programma dell’attuale governo che dichiarava di voler mettere come una delle principali priorità delle sue azioni, lo sviluppo, il potenziamento e il sostegno della ricerca.
Nel gennaio del 2001, con il governo di centro-sinistra e proseguito con il precedente governo, il Ministero dell’Università inaugurava il Programma “Rientro dei Cervelli” per favorire il ritorno in patria di studiosi italiani e stranieri impegnati nella ricerca all’estero. Siamo tornati con entusiasmo, nonostante i dubbi di tanti e il pericolo di lasciare una carriera avviata in prestigiose università straniere per un’incognita.
Siamo stati chiamati dal governo italiano con appositi contratti, perché si riteneva così di poter risolvere o per lo meno di affrontare il problema sulla fuga dei cervelli. Analoghi programmi sono assolutamente normali, accolti con entusiasmo ed in vigore da anni in paesi come il Canada, gli Stati Uniti o la Cina, per evitare il drenaggio di giovani e di professionalità dal proprio paese, ma in Italia queste iniziative sono di fatto, nonostante i fiumi di parole, semplicemente osteggiate.
Bisogna dirlo con chiarezza: nessuno di coloro che è stato esplicitamente chiamato con i suddetti contratti potrà prestare la propria opera presso le università italiane, perchè c’è una precisa volontà di ostacolare il vero rientro dei cosiddetti “cervelli in fuga”.
Nel nostro rapporto con le università, previsto per altro dal contratto, abbiamo insegnato nei Dottorati di Ricerca, nelle Scuole di Specializzazione, nei Master, nella laurea Specialistica, in quella triennale, abbiamo partecipato alle commissioni di esame a tutti i livelli, giudicato studenti e laureati, diretto progetti di ricerca, allestito ed organizzato laboratori con cospicui finanziamenti economici, pubblicato su prestigiose riviste scientifiche, siamo stati parte attiva della vita universitaria. Recentemente, la possibilità di stabilizzare il rapporto di collaborazione con le università italiane è stata riconosciuta dalla recente Legge 230 del 2005 sul riordino del reclutamento dei professori universitari – “Legge Moratti”- e dal Decreto Ministeriale (28 marzo 2006, prot. n. 207/2006) sulla ripartizione del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) per l’anno 2006, che prevede 3.000.000 di Euro destinati alla copertura, fino al 95%, delle spese di chiamate dirette di docenti appartenenti al programma “rientro dei cervelli”. Questa serie di nuove normative promosse dal Ministero dell’Università dà una reale ed effettiva possibilità, sia finanziaria che legislativa, agli atenei interessati di richiedere uno stabile e definitivo inserimento in ruolo delle nostre figure professionali attraverso una ulteriore rigorosa selezione, basata sulla valutazione da parte di organi Ministeriali dell’attività didattica e di ricerca effettivamente svolta durante gli anni del contratto. Perchè oggi, anche dopo una prima selezione effettuata dalle università, i quattro anni di attività didattica e di ricerca svolti e le ulteriori azioni selettive degli atenei non saremmo più idonei a fare tutto quello che fino a ieri era stato per noi normale?
Eppure alcuni dei nostri Atenei ci hanno chiamato, altri vorrebbero essere messi in condizione di farlo, dunque ci ritengono degni di operare nelle istituzioni italiane, ma come?
Il Ministero si è semplicemente rifiutato di valutare i titoli di coloro che sono stati chiamati dagli Atenei dopo serie e rigorose valutazioni, valutazioni tra l’altro fatte dal Ministero stesso all’atto della chiamata dello studioso. Inoltre il Consiglio Universitario Nazionale ha interpretato la legge in modo talmente restrittivo da rendere impossibile le chiamate da parte delle università di coloro che hanno aderito al “Programma Rientro dei Cervelli”, dunque facendo letteralmente fallire uno dei pochi progetti sensati degli ultimi anni che riguardano questo tema.
Visto che la scadenza ultima per effettuare le chiamate usufruendo dei fondi stanziati è il 31 dicembre 2006, l’opposizione di un manipolo di burocrati renderà inevitabile il rinnovato espatrio di tanti “cervelli” che potevano essere stabilizzati con fondi già disponibili e previsti dal Fondo di Finanziamento Ordinario 2006. Risulterebbe dunque pretestuoso riferirsi alla mancanza di risorse economiche per risolvere un così grave problema, che coinvolge di fatto solo pochissime persone. Gli aderenti al “programma” sono 499 secondo il CINECA, ma poche decine di studiosi sono state attualmente chiamate dagli atenei ed altrettante potrebbero essere chiamate nei prossimi mesi se le università venissero messe in condizioni di farlo.
In un momento di ristrettezze economiche e di tagli, ciò appare completamente insensato e non può che rafforzare la nostra impressione che gli sforzi dei riformatori cadono purtroppo nelle maglie di un vecchiume accademico che risulta incapace di cambiamenti.
Noi non abbiamo mai chiesto condizioni di favore. Chiediamo che il nostro operato venga sottoposto a verifica e giudicato, ma al tempo stesso che le leggi dello stato siano applicate con coerenza per un reale interesse per le sorti della ricerca. Oggi ci troviamo di fronte ad un vero paradosso, tutto italiano, e la domanda ultima che ci poniamo è: aver aderito al “programma sul rientro dei cervelli” è stata un’opportunità o siamo stati attori inconsapevoli di una vera e propria farsa?
I Coordinatori degli studiosi aderenti al “Programma rientro dei cervelli”:
Gian Maria Di Nocera
Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
Dipartimento di Scienze Storiche, Archeologiche e
Antropologiche dell’Antichità
Via Palestro 63
00185 Roma
Massimo Pasqualetti
Università degli Studi di Pisa
Dipartimento di Biologia
Unità di Biologia Cellulare e dello Sviluppo
via Carducci 13,
56010 Ghezzano – Pisa
Leonida Fusani
Università degli Studi di Siena
Dipartimento di Fisiologia
Sezione di Neuroscienze e Fisiologia Applicata
Via A. Moro
53100 Siena
Gabriele Grassi
Università degli Studi di Trieste
Dipartimento di Scienze Cliniche,
Morfologiche e Tecnologiche
Clinica Medica Generale e Terapia Medica,
Ospedale di Gattinara,
Strada di Fiume 447
34149 Trieste
Cristina Lemorini
Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
Dipartimento di Scienze Storiche, Archeologiche e
Antropologiche dell’Antichità
Museo delle Origini
Piazzale Aldo Moro 5
00185 Roma
Technorati Tags: divulgazione scientifica, fuga cervelli, politiche della ricerca