Cervelli rientrati (e buggerati?)
Ricevo e pubblico una lettera aperta scritta al ministro Mussi da un gruppo di giovani ricercatori rientrati in Italia dall’estero grazie ad un (ben pubblicizzato) programma governativo per “il rientro dei cervelli” (sic) che ha garantito loro un posto da professore a contratto a tempo determinato. Lo stesso programma prevede l’inserimento dei contrattisti a tempo indeterminato nelle facoltà che ne fanno richiesta (quindi senza la penosa trafila dei concorsi, quasi sempre pilotati) con fondi coperti in buona parte dal ministero della ricerca. Una buona cosa in teoria (ammesso che se la selezione sia fatta con criteri rigorosi). Ma in Italia, fra la teoria e la pratica ci sono di mezzo i gerontoocrati dell’Accademia, in questo caso rappresentati dal Consiglio Universitario Nazionale (CUN), che sta rallentando inspiegabilmente l’inserimento di molti di questi giovani ricercatori nell’università non fornendo il proprio parere (obbligatorio) sulle candidature o fornendo pareri negativi con la giustificazione, evidentemente poco palese, che ad essi manchi una non precisata idoneità.
Perchè? Forse molti candidati non sono effettivamente meritevoli. O forse ai suddetti gerontocrati non va giù il fatto che anche in Italia qualche sparuto giovane possa diventare professore per chiamata diretta, senza passare dalle forche caudine dei concorsi universitari, avendo speso finora la propria carriera a lavorare all’estero e commettendo l’errore imperdonabile di non essere un bravo portaborse di qualche accademico guadagnandosi così l’agognato posto. Il blog, come sempre, è aperto per qualunque commento. Pistuà
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