Uscire dal lockdown con i test rapidi- Nuovo video!
Si può uscire dal lockdown con i test rapidi e il patentino di immunità? Se ne parla molto, ma come funziona? Dall’ Isola degli Immuni vi racconto come funzionano davvero i test sierologici.
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I tamponi spiegati facile
Non hai capito niente sui test #coronavirus? In questo nuovo video scopri come funzionano i tamponi per COVID-19, quando servono e la tecnologia che ci sta dietro.
In preparazione anche un video sui test Sierologici.
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IL PATENTINO DI IMMUNITA’: MIRAGGIO DI UN PAESE DI BUROCRATI
Il “patentino degli immuni” è diventato il nuovo kit miracoloso per uscire dal tunnel. Ora, non voglio fare il guastafeste perché a questa cosa ci stanno credendo in molti, anche gente quotata. Ma come ormai avete capito non sono in lizza per il premio simpatia e preferisco dirvi le cose come stanno, perché poi ci rimanete male.
L’idea è di andare a vedere chi ha sviluppato gli anticorpi contro il coronavirus (il cosiddetto test serologico) e fare in modo che almeno queste persone abbiamo un patentino di immunità e possano tornare a zonzo e al lavoro, per “ripartire”.
Ripartire con cosa? Te lo sei chiesto?
Siamo in totale lockdown, quindi è presumibile che la maggioranza di noi non avrà incontrato il virus e quindi non sarà immune. Il “patentino” servirebbe a fare uscire una minoranza di persone. E comunque molto cautamente, perché al momento non c’è neanche certezza che chi ha gli anticorpi non possa comunque reinfettarsi.
A parte forse alcuni focolai dove il virus ha colpito duramente e dove molti potrebbero essere già immuni, ti è chiaro vero che per la maggior parte del paese si tratterebbe di una situazione statica?
Pochi immuni col patentino liberi di girare e la stragrande maggioranza di noi chiusi per mesi in casa. Con l’unica prospettiva di essere “patentati” solo dopo essersi fatti il Covid19.
Peraltro, ammesso che i test serologici siano sufficientemente affidabili -al momento non lo sono, e non lo diventeranno probabilmente da qui a qualche settimana.
A parte liberare dai ceppi qualche “fortunato” patentato, con il rischio, anzi la certezza, di migliaia di false patenti in italia, mi spieghi come fai ripartire con un’azienda, un negozio, un’attività produttiva se hai una minoranza di personale disponibile, scelta a casaccio da un virus?
Metti il carpentiere immune a fare il programmatore, o viceversa? Insegni all’ingegnere come fare la contabilità, e al ragioniere gli fai progettare la scocca dell’auto? Riapri l’attività con un decimo della forza lavoro?
E i milioni di italiani chiusi in casa cosa fanno, intanto? Organizzano pigiama party per infettarsi a vicenda e prendersi la patente?
Possiamo ragionare razionalmente, col cervello, sulle cose che ci vengono dette?
Sia chiaro: i test immunologici sono utilissimi se usati bene, e va anche bene individuare gli immuni, non fosse altro che per capire l’estensione del contagio e avere quei numeri vitali che oggi non abbiamo. Quindi non è affatto un problema dei test: facciamoli eccome.
Ma ti rendi conto, vero, che la patente immunologica NON è una soluzione pratica per uscire dal buco?
Lo capisci che senza iniziative più attive la patente da sola non fa ripartire l’economia, la produzione, e obbliga comunque milioni di persone a stare chiuse in casa per svariati mesi?
Meglio di niente, dirai. E invece no. Perché va bene il patentino, ma se si se parla solo di quello, sarà soltanto l’ennesima auto-distrazione che ci stiamo infliggendo per non voler attuare le vere soluzioni, quelle più difficili che però funzionano.
Quelle che dovremmo preparare ADESSO per uscire, forse, TRA UN MESE.
Come la SORVEGLIANZA ATTIVA, che consiste nello stanare il virus rintracciando i contatti, testandoli e isolando efficacemente i positivi. L’unica soluzione che finora nel mondo ha dato frutti, la cosa di cui tutti parlano ma che nessuno fa.
Perché è fattibile, ma non facile quanto un patentino. Perché richiede un approccio logistico e flessibile, dove il burocrate inutile deve fare un passo indietro e lasciare spazio a chi sa fare. Perché richiede intelligenza, competenze e organizzazione. Non un bollo su un certificato.
Ecco perché in questi giorni sentirete parlare solo di patentini.
Perché il patentino è il nuovo fantasma erotico di un paese burocratizzato, dove il “foglio di carta”, il cartoncino col timbro dell’amministrazione sono sempre l’unica soluzione facile e a portata di mano.
Tutto pur di non faticare e affrontare la complessità di un problema che non ammette risposte semplici e marche da bollo.
Mascherine per tutti: Q&A
Dopo aver pubblicato un video Youtube e un aggiornamento su Instagram, mi rendo conto che ancora la confusione regna sull’argomento. In questi giorni, nella mia bolla la questione “mascherine sì o mascherine no” sta diventando quasi un’ossessione, con pubblicazioni pro e contro sparate a raffica e il rischio di annegare nella bibliografia e non capirci nulla lo stesso.
Qui è dove cerco di mettere insieme le cose in modo comprensibile a tutti.
Per altri dettagli guardatevi i due video.
Ma insomma queste benedette mascherine le dobbiamo portare o no ?
Dipende dal tipo di mascherina e dall’ambiente in cui ci troviamo. Qui parliamo di vita di comunità (cioè la vita sociale di tutti i giorni, che ora è quasi ferma ma che un giorno dovrà riprendere) e NON del mondo sanitario o professionale.
Nella vita di comunità, le mascherine FFP NON servono, nessuno le sa usare correttamente e possono essere controproducenti. Il motivo lo spiego nel video Youtube. Guardatevelo. Le mascherine FFP servono a proteggere chi respira, non chi sta davanti. Sono concepite per essere usate dal personale sanitario in ambienti ad alta concentrazione di particelle virali. Non per andare a fare la spesa. Su questo sono d’accordo tutti, i belli come i brutti. A parte forse qualche commentatore che però non ha alcuna competenza scientifica e sicuramente non ha mai indossato una FFP in vita sua.
Quindi per noi tutti il termine “mascherina” casomai significa: MASCHERINA CHIRURGICA. Che può essere utile. Per evitare confusione le chiamerò con l’abbreviazione MC.
A cosa servono le MC?
Lo scopo di queste mascherine NON è proteggere chi respira, bensì bloccare le goccioline di saliva e quindi evitare di sputazzare sugli altri, ad esempio mentre si parla. La scelta di molti paesi, come la Cina, è far si che tutti indossino una MC quando sono in luoghi frequentati al fine di ottenere una protezione collettiva. Io non sputazzo te, tu non sputazzi me. In teoria è un’ottima idea.
E in pratica? Perché qualche organismo scientifico le consiglia, altri no?
Non c’è dubbio che le MC indossate
da tutti riducano fortemente la possibilità di sputazzarci a vicenda, e il buon
senso suggerisce che siano utili in un’ottica di protezione reciproca. Non sono
difficili da usare, costano poco, si possono indossare comodamente per ore
senza problemi e se usate correttamente (vedi più sotto) hanno poche
controindicazioni.
Dal punto di vista della salute pubblica, la questione è se davvero facciano la
differenza. Qui le opinioni degli esperti non sono sempre concordi,
e c’è un bel po’ di confusione. Non esistono studi scientifici che dimostrino
in modo inequivocabile che la strategia “MC per tutti” faccia davvero la
differenza rispetto alle misure che COMUNQUE vanno prese: distanziamento
sociale, tracciatura e isolamento efficace dei positivi, e molte altre. Qui una
rassegna delle
politiche sulle mascherine nei vari paesi
In
Cina/Corea però le usano e funzionano!
È vero che le usano, ed è probabile che abbiano un impatto positivo. Tuttavia,
questi paesi contemporaneamente adottano altre misure sicuramente efficaci come
quelle citate sopra, quindi non è facile capire quale sia il fattore più
importante del successo. Di sicuro, nessuno pensa di risolvere il problema
soltanto con le MC. Diciamo che secondo alcuni esperti le MC sono da usare
senza dubbio. Altri non negano l’utilità ma pensano che il “tutti con la MC”
potrebbe essere l’equivalente di andare in giro tutti con l’ombrello aperto
anche se non piove. In teoria stiamo più tranquilli, in pratica ci incasiniamo
la vita. Voi volete la scienza e io ve la do, ragazzi. Questi ragionamenti,
quando parliamo del comportamento di milioni di persone, vanno sempre fatti a
mente fredda.
OK, ma qual
è la tua opinione?
La mia personalissima e ininfluente opinione, basata sulla sintesi di quello
che ho letto e del buon senso, è che sarebbe opportuno promuovere l’uso
CONSAPEVOLE delle MC nei luoghi pubblici , almeno nelle fasi successive al
lockdown, quando torneremo gradualmente alla vita di comunità. In un’ottica di
protezione collettiva e solidale e senza scadere nella paranoia. Soprattutto
per evitare di sputazzarci a vicenda in ambienti ristretti, come i trasporti
pubblici e per tutelare le categorie più esposte: persone fragili ma anche
commessi, impiegati e tutti coloro che per lavoro devono avere rapporti con il
pubblico e a cui rischiamo di sputazzare in faccia in continuazione. La maggior
parte di noi starà bene e non sarà contagiosa, ma sappiamo che alcuni
inevitabilmente saranno contagiosi prima di mostrare sintomi evidenti, o in
assenza di sintomi, e se ne andranno in giro in buona fede. Quindi una
protezione collettiva non sembra una cattiva idea.
Che intendi per “uso consapevole”?
Uso consapevole significa che la MC è solo UNO dei tanti sistemi di protezione,
e non sostituisce i comportamenti e le precauzioni che COMUNQUE dovremo tenere
per un bel po’. E tanto meno può sostituire l’attività di contrasto attivo con
tracciatura dei casi e test mirati anche agli asintomatici, strategia che al
momento latita in molte regioni a livello nazionale.
Uso consapevole significa anche che le MC, milioni di esse, dovranno essere
usate e gettate correttamente e non lasciate in giro come cicche di sigaretta a
infettare gli altri. Sembra ovvio, ma in Italia non lo è. Quindi, per me è un
sì, ma se pensi che solo indossando una mascherina potrai continuare a fare
tutte le cazzate che facevi prima, ti sbagli di grosso.
Quindi sei d’accordo con MC per tutti quando finirà il lockdown?
Secondo molti esperti funziona, e
personalmente sono d’accordo se usate consapevolmente. A quel punto la
questione diventa logistica: produrne e distribuirne abbastanza per tutti. Le
MC sono monouso, quindi dovremmo averne almeno una al giorno per ciascuno. Per
60M di italiani, si tratta di 1,8 miliardi di mascherine al mese. È fattibile
per un paese comprarne o produrne in tale quantità? Penso proprio di sì, con una
buona organizzazione. Viene fatto? Per quando ne so io, non abbastanza. Ormai
avete capito che la macchina dell’emergenza italiana non è un fulmine di
guerra, per usare un eufemismo. Potete scommettere che tra un mese continueremo
a parlare di quanto siano introvabili le mascherine.
Ma si danno da fare a cercarle o a produrne a tonnellate? E se
non lo fanno, perché?
Questa è un’ottima domanda e la devi fare alle autorità, Protezione Civile in
primis. Anche perché oltre alle mascherine ci sarebbe da procurare un sacco di
altra roba in vista di un futuro allentamento del lockdown: test a manetta,
termometri contactless, termoscanner. Solo per citarne alcuni.
Vabbè, ma è
meglio una mascherina vecchia, usata, portata male piuttosto che niente!
Questo lo pensano in molti e purtroppo è molto errato. Una mascherina usata
oltre il limite si imbeve di saliva e muco e diventa una bomba biologica pronta
a esplodere. Invece di proteggere gli altri, rappresenta un potenziale
pericolo: spruzzi saliva ovunque anche solo quando parli.
Tra una mascherina piena di fluidi e niente, spesso è meglio niente. La
mascherina vecchia peraltro diventa facilmente terreno di coltura per batteri e
funghi che possono essere pericolosi quanto il virus, e danneggiare chi le
indossa.
Perché allora le MC non le usiamo già tutti adesso, quando
andiamo in giro? Perché nel tuo video suggerisci che non sia una buona idea
durante il lockdown?
Di nuovo, teoria vs. pratica. In teoria, mascherine per tutti e festa finita. In pratica chiediti: quante mascherine ho? Di che tipo? Da quanto uso la stessa mascherina? La so usare? In giro vedo quasi tutti indossare mascherine errate in modo errato (FFP, spesso con valvola), mascherine vecchie, lise, e probabilmente piene di sputo. Vedo gente indossare FFP o MC da soli in auto, o mentre corrono, che non ha senso. Dopo aver pubblicato il video Youtube ho ricevuto molto commenti di gente che usa per professione mascherine di protezione e che mi confermano quanto dico. Piuttosto che le mascherine usate così, meglio niente. E poi finché siamo in lockdown la cosa migliore è uscire il meno possibile, e rispettare le distanze. Se non hai nessuno intorno, la mascherina è superflua. Ma sarà probabilmente utile quando torneremo ad una vita di comunità meno ristretta. Però non ti sto dicendo di NON usare le MC: se ne hai nuove a bizzeffe, o te la regalano all’entrata del supermercato, usala anche ora, ci mancherebbe. Non è una questione di principio. Ma lascia perdere quel panno purulento che ti tieni in faccia da venti giorni, è meglio niente.
Quali sono i rischi di una MC nuova, indossata correttamente?
Dipendono da noi. Tutte le mascherine (le FFP di più ma anche le MC) portano a toccarci più spesso il viso, cosa da evitare. Con le MC basta un po’ di allenamento. L’altro rischio è un falso senso di sicurezza che ti fa avvicinare troppo alla gente, il che va evitato. Anche lì, dipende da te.
Sarebbe giusto rendere le MC obbligatorie nei luoghi pubblici, se è vero che servono?
Eventualmente si, ma solo se le autorità saranno in grado di renderle disponibili a tutti in abbondanza. Altrimenti costringeremo le persone ad andare in giro con MC vecchie e inadeguate, facendo più male che bene.
Perché
vorresti vietare la mascherine FFP con la valvola che si vedono in giro?
Si vede in giro molta gente con mascherine FFP dotate di valvola di esalazione:
queste mascherine “sputano” fuori dalla maschera aria ma anche saliva e sono un
potenziale pericolo per gli altri. Per quanto mi riguarda, andrebbero
semplicemente vietate nella vita di comunità. Gli operatori sanitari utilizzano
la valvola perché rende più sopportabile indossare la mascherina per lunghe ore
(questo già dovrebbe farti capire che le FFP non sono fatte per andare al
supermercato) e adottano precauzioni per non contagiare i pazienti, ad esempio
indossando una mascherina chirurgica sotto la FFP.
Vedere le forze dell’ordine o commessi degli alimentari indossare le FFP con la
valvola di uscita, con il rischio potenziale di contagiare centinaia di
persone, è semplicemente inquietante. Non ce l’ho ovviamente con loro, ma con
chi dovrebbe sapere queste cose e fornire i dispositivi corretti.
Io la
mascherina la lavo, la stiro, la metto sotto gli UV, me la faccio da solo con
la maglietta o il tappetino del cane! Funziona?
Non lo so ragazzi. Nessuno lo sa. E’ vero che a fermare la saliva non ci vuole
una tecnologia marziana, ma i dispositivi sono a norma proprio perché sono
testati per funzionare a dovere. Le soluzioni fatte in casa non garantiscono
nessuno a meno che non siano testate e validate. Quanto durano senza diventare
a loro volta un veicolo di contagio? Quanto tempo passa prima che lascino
passare la saliva all’esterno? Se devo sedermi in metropolitana accanto a
qualcuno che va in giro con un panno in faccia pieno di sputo, preferisco
niente.
Ma io voglio vedere comunque tutti con la mascherina, mi sento più sicuro!
D’accordo, ma di nuovo: vorresti
sederti in metropolitana accanto a qualcuno che va in giro con la mascherina
lavata col metodo della nonna Carolina? O con una valvola che ti sputazza
addosso e sui vestiti? Un conto è il senso di sicurezza, in conto è la
sicurezza vera.
Ma non ci sono mascherine riutilizzabili/lavabili?
Se ne sente parlare e magari questa potrebbe essere una buona soluzione, se
testata e funziona. Anche lì però andrebbero date istruzioni di manutenzione
semplici e per tutti. Se usate o lavate in modo scorretto, non garantirebbero
comunque la sicurezza. Vedi punto sopra.
Ma io voglio proteggere me stesso, e tu non puoi impedirmelo! La gente non ha rispetto e mi starnutirà addosso! Quindi qualunque mascherina va bene! Chissenefrega se ha la valvola o se sputazzo agli altri!
Ecco, questo è il ragionamento che
ci farà perdere la partita. L’unica protezione possibile nella vita di comunità
è quella collettiva basata sull’attenzione reciproca. Pensare di proteggere sé
stessi in un guscio, oltre che egoista, è insensato. L’unica protezione
fattibile per la comunità si ottiene eventualmente con le MC e consiste nel non
sputazzarci a vicenda ed è una tutela collettiva.
Mettiamoci in testa una cosa: quest’epidemia selezionerà le società più
organizzate, ordinate, solidali. Le altre se la vedranno molto, molto male.
Quando usciremo di casa, dovremmo rivedere molti nostri comportamenti e le
nostre priorità se vogliamo avere una chance di battere il Piccolo Bastardo. Ci
vorranno comportamenti ordinati e consapevoli. Non potremo più permetterci di
pensare solo a noi stessi.
Coronavirus: a che serve stare in casa?
Perché serve adottare misure di contenimento severe durante un’epidemia? Te lo spiego con un paio di occhiali da sole e un telo da mare in questo secondo video Youtube dedicato alla divulgazione sul coronavirus.
Questo video è realizzato in collaborazione con il progetto GENERATION: La Biologia Divertente. Segui la pagina Facebook di Generation e metti il like per non perdere notizie, video e spunti interessanti: https://www.facebook.com/generationbiotec
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Coronavirus: tutto quello che devi sapere, spiegato facile.
Dal mio canale Youtube:
Lo avete ormai visto in tutte le salse, ma soprattuto ne avete sentito parlare: è una foto del coronavirus Sars-cov-2, responsabile dell’epidemia di COVID-19. Argomento di attualità, vista l’epidemia di coronavirus di cui ormai si parla un giorno si e l’altro pure.
Ma sapete come è fatto un virus come questo? Come funziona? Quali sono le sue armi, e soprattutto i suoi punti deboli su cui possiamo agire?
In questo video parliamo di cosa sono i virus, come funzionano e come si combattono. Il video è realizzato in collaborazione con il progetto Generation, La Biologia Divertente.
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DNA, chimere e identità
Leggi la mia intervista su Sette-Corriere
Ti segnalo una lunga intervista su Sette – il settimanale del Corriere della Sera dove rispondo alle domande della saggista e giornalista Chiara Lalli. Sopravvalutiamo la nostra identità genetica scritta nel Dna? Quali sono i risvolti più complicati di ritrovarsi con il Dna di un donatore nel corpo? L’articolo affronta temi interessanti e in parte inediti relativi al nostro Dna, cose che racconto nel mio ultimo libro DNA NATION.
Nello stesso articolo, un giudice intervistato sul tema sempre più caldo delle indagini criminali basate sul patrimonio genetico e racconta l'”effetto CSI” nelle aule di tribunale.
Leggi l’articolo a questo link.
Ananas contro Collagene: chi vincerà?
Ananas Vs. Bresaola? Il mio nuovo video su Youtube è pieno di misteri, sorprese, robe da mangiare e blob mucillaginosi di vario tipo.😷😷
Insomma, gli esperimenti che adoro farvi fare in casa.
Il nuovo video in collaborazione con il progetto GenerationLab che ho prodotto per il mio canale Youtube RockScience.
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