“Sierologico di Arezzo: non siamo d’accordo ma non sta a noi fermarlo”
Antonio D’Urso, direttore Generale ASL Toscana Sud Est, risponde sul controverso screening sierologico COVID-19 del Comune di Arezzo
Il Direttore Generale della ASL TSE Antonio D’Urso ha risposto alle mie domande email sul tema controverso dello screening sierologico COVID-19 che il comune di Arezzo ha deciso di intraprendere, in autonomia, sulla popolazione scolastica. Ringrazio il Dr. D’Urso per la disponibilità.
Dr. D’Urso, lei ha già chiarito in altre circostanze che lo screening sierologico del Comune di Arezzo è inutile e inappropriato. L’Asl Toscana Sud Est intende o meno intraprendere provvedimenti concreti e tempestivi per fermare questa iniziativa? Anche in considerazione del fatto che lo screening è di fatto già partito con il reclutamento delle famiglie.
Non posso che confermare quanto più volte dichiarato e cioè che il test eseguito nell’indagine voluta dal Comune di Arezzo non è in grado di appurare se una persona è oppure non è contagiosa per Covid 19. [Tuttavia] l’Asl non può avviare azioni contro il Comune di Arezzo. Non solo perché non ravvede rischi per la salute pubblica ma anche perché intende rispettare un’azione che in Italia vede protagonisti non solo quello di Arezzo ma molti comuni che hanno promosso analoghe attività. E questo anche nella logica che il Sindaco – in base alla legge – opera anche sulla base di essere Autorità Sanitaria locale.
L’Asl TSE svolge tutte le attività di natura sanitaria che sono di contrasto al Covid ma non può negare ad un Comune il diritto di svolgere altre attività alle quali non riconosce rilievo diagnostico ai fini della diagnosi di contagiosità ma non per questo può negarne la possibilità di essere praticate.
Ritiene davvero che non ci siano rischi per la salute pubblica riferiti a tale iniziativa? Lo chiedo perché, in altri contesti, conosco personalmente svariati casi di persone che hanno evitato l’autoisolamento e contagiato i loro familiari basandosi sulla falsa sicurezza di un test sierologico negativo. Oltretutto, il Sindaco di Arezzo Ghinelli ha esplicitamente suggerito alla popolazione di usare il sierologico fare ritrovi familiari in sicurezza.
Le ho fornito il mio parere tecnico. Le azioni del Sindaco di Arezzo sono di natura amministrativa e politica. Quelle dei cittadini sono sotto il segno della libera scelta. L’Asl ha evidenziato tutte le connotazioni sanitarie e scientifiche: ai Cittadini e al Comune il diritto di scegliere.
Il Sindaco di Arezzo svolge la sua attività di comunicazione nei modi e con i contenuti che ritiene opportuni e dei quali risponde in relazione al suo ruolo istituzionale. E democrazia vuole che siano i naturali contrappesi agli organi di governo a svolgere un ruolo di critica e quindi di opposizione. Ruolo non proprio dell’Azienda USL TSE, che ha ripetutamente espresso e confermato le proprie valutazioni su quali siano le efficaci azioni di contrasto al Covid.
Il mio ruolo è quello di rappresentare la comunità professionale della quale sono alla guida nella Toscana meridionale e non di aprire o sostenere polemiche contro figure istituzionali quale quella del Sindaco.
E’ chiara l’importanza di mantenere corretti rapporti istituzionali. Ma davanti ad un rischio di comportamenti pericolosi indotti da un test inappropriato, e considerato che l’Amministrazione comunale continua a pubblicizzare la collaborazione con la ASL, non ritiene di dover chiarire esplicitamente con un comunicato ufficiale dell’Azienda che si tratta di un’iniziativa inutile e potenzialmente dannosa?
La ASL per il tramite del Direttore di Zona Distretto ha chiarito con un comunicato diffuso a mezzo stampa i termini della collaborazione richiesta dal Vice Sindaco Tanti nell’ambito della campagna effettuata dal Comune di Arezzo. (il comunicato specifica che la ASL “assicura il supporto al Comune di Arezzo” aggiungendo che si tratta di un’iniziativa dell’Amministrazione Comunale, n.d.r.). Più in generale, sul tema, ritengo che ognuno deve assumersi le proprie responsabilità.
Chi ritiene che le decisioni del Comune di Arezzo arrechino danni reali ai cittadini, non deve rivolgersi a me, ma agli organi competenti che non sono quelli sanitari ma giudiziari.
Ma perché la ASL fornisce materiale di medicazione a supporto?
Al Comune di Arezzo e alla Croce Rossa, il Distretto Sanitario della Zona Distretto Aretina, su espressa richiesta del Vice Sindaco, ha fornito ausili di consumo quali cotone e disinfettanti. Un sostegno dettato dai buoni rapporti istituzionali e non dalla condivisione del valore diagnostico del progetto. Se così fosse stato, l’ASL TSE lo avrebbe gestito in prima persona.
Considerata l’inappropriatezza diagnostica dell’iniziativa, trova giustificata la spesa economica a carico della Regione per i successivi tamponi molecolari di verifica? Ipotizzando la partecipazione di tutti gli 8500 studenti, e sommando veri e falsi positivi al sierologico, questo rappresenterebbe oltre 41 mila euro di spesa in tamponi, oltre ad aggravare la situazione già pesante dei centri di raccolta e test. Su questo punto alcuni genitori intendono interpellare l’Amministrazione Regionale.
Il Laboratorio dell’Ospedale San Donato non esegue esami su richiesta del Comune ma su prescrizione del Pediatra di Famiglia a cui spetta la valutazione relativa alla necessità o meno dell’accertamento diagnostico con tampone. Ovviamente né la ASL né la Regione Toscana possono sindacare su ogni singola prescrizione di ogni singolo pediatra.
Lei è un medico. Cosa direbbe ad un paziente o una famiglia che pensa di aderire allo screening sierologico del comune di Arezzo?
Se una famiglia di Arezzo mi chiedesse se far sottoporre il proprio figlio al [quel] test sierologico per vedere se il piccolo sia in quel momento contagioso ed in grado di trasmettere il Covid 19 ai propri contatti, gli suggerirei di non farlo.
Sergio Pistoi
© Sergio Pistoi. Tutti i diritti riservati.
Non chiamiamolo più “negazionismo” ma bomba intelligente
Uno dei nuovi memi tossici che girano- a giudicare dai tanti commenti social e domande spaesate che mi arrivano- è l’idea che i tamponi RT-PCR siano inutili perché tecnicamente sballati, non specifici, e che i referti stessi dati ai pazienti siano basati su una tecnologia fallace. Questi messaggi a volte sono accompagnati da confuse spiegazioni pseudotecniche (inventate di sana pianta, come può capire qualunque biologo molecolare) che però fanno presa anche su un pubblico non necessariamente illetterato.
Dal mio piccolo osservatorio social ne vedo di tutte.Mi è capitato ad esempio di leggere in questi giorni il commento di un sedicente chimico che mi dava dell’incompetente, sostenendo che la RT-PCR è una cavolata inutile.
E’ ovvio che in tali contesti qualunque discussione seria è inutile, e siete liberi di credermi o meno sulla parola perché non sono qui per fare debunking: queste cose che girano sui tamponi sono delle idiozie. Mi interessa invece un’altra riflessione, più importante e generale.
Il punto è che queste teorie non sono sicuramente opera di ragazzini o boomers complottisti attaccati ad una tastiera. Sono l’evoluzione di quello che ormai impropriamente chiamiamo “negazionismo” ma che in realtà dovremmo definire caos doloso, nichilismo programmato, destabilizzazione a fini geopolitici. Come molta della fuffa che riguarda il COVID, anche queste nuove teorie puzzano di disinformazione organizzata.
Quando parliamo di disinformazione e COVID non dobbiamo più pensare semplicemente a persone che organicamente fabbricano e si passano informazioni bislacche o false, ma a una strategia di disinformazione pilotata, eterodiretta, fomentata attraverso l’utilizzo di bot e di schiere di addetti umani con messaggi costruiti a tavolino per adattarsi rapidamente alla realtà che via via smentisce le balle precedenti.Si tratta di instillare gradualmente il dubbio e il sospetto su tutto, anche sulle realtà ovvie finora condivise per sfibrare a poco a poco le risorse che aiutano a tenere insieme il tessuto sociale.
Come gli ospedali, da mostrare non non più come risorsa collettiva di cura e assistenza ma come fucina di falsità, di allarme ingiustificato mentre i letti sono vuoti. O i vaccini (già cavallo di battaglia di tanti fuffaroli ante-covid) che da presidio preventivo diventano mezzo di oppressione e controllo. O lo stesso virus, non più nemico comune da combattere ma la cui esistenza diventa oggetto di opinione personale e politica.
Si tratta di creare un esercito di sapientoni sul web costringendo le persone davvero competenti a passare quantità inaccettabili di tempo a spiegare, sfatare, dettagliare realtà che dovrebbero essere evidenti o, peggio ancora, procedure tecniche che sono, per definizione, fuori dalla portata dei non addetti ai lavori.
Si tratta di mettere intere classi di tecnici continuamente sulla graticola, non già per l’utile scrutinio pubblico sui risultati e la competenza ma sulla base di quotidiani sospetti, congetture, richieste pressanti di confutare teorie deliranti, alimentando la sfiducia e minando il morale della popolazione.
Messaggi come quello ” del covid che non c’è” e “il covid non uccide” tuttavia, tendono a perdere efficacia in un momento in cui quasi tutti hanno esperienza più o meno diretta e drammatica con la malattia.Ed ecco che si affacciano nuove generazioni di fake che mirano a creare caos e disorientamento riguardo ai pilastri finora condivisi della diagnosi e della prevenzione, in maniera sempre più granulare.
E così si instillano sospetti sui test: non più strumento oggettivo di contrasto alle malattie, ma strumento repressivo e fallace di cui dubitare. Se non possiamo fidarci del gold standard per trovare i contagiosi, di cosa possiamo fidarci? Non sarà un altro trucco per tenerci segregati in casa, per distruggere la nostra economia? Ma certo.
Nulla impedisce a seminatori malevoli di fake di attaccare con precisione guerresca qualunque figura o strumento oggi condiviso. Ci si attaccherà con nuove e più perfezionate teorie sui vaccini, quando faranno la loro comparsa. E perché non dubitare dell’ossigeno che diamo ai nostri malati? Da dove arriva? Chi lo produce? Cosa contiene? E la pronazione, cosa nasconde?
Le tracce di moltissime fake, ce lo mostrano le evidenze finora raccolte da una mole crescente di indagini e fonti ufficiali comunitarie e non, convergono verso una ridente federazione di stati dove si scrive in cirillico, dove si spendono miliardi (letteralmente: miliardi) di euro in propaganda media e social e dove sappiamo che migliaia di addetti si occupano a tempo pieno di costruire fake news multilingua ad uso e consumo della brava gente al di qua e al di là del confine. La UE ha creato perfino una task force apposita e un sito internet con il preciso scopo di “better forecast, address, and respond to the Federation’s ongoing disinformation campaigns affecting the European Union, its Member States, and countries in the shared neighbourhood.”
Quella ridente federazione è in questo momento il posto al mondo dove si consuma la più grande abbuffata interna di fake (i loro media nazionali sono una distopia anche per chi, come noi, è abituato alla spazzatura) e contemporaneamente il più grande esportatore delle medesime.L’interesse geopolitico di quella ridente federazione nel destabilizzare i paesi europei (e non solo ) puntando sul caos e sulla spinta devastante del populismo è evidente e direi piuttosto documentata.
Questa spazzatura, lungi dall’essere il prodotto organico di bias o di ignoranza, va quindi considerata alla stregua di un bombardamento intelligente, di un atto bellico dove il debunking, esercizio già alquanto inutile prima (lo dimostrano valanghe di studi), risulta futile quanto spalare montagne di sabbia con un cucchiaino*
Alla guerra, seppure a colpi di fake, bisogna purtroppo rispondere con altrettanta energia, e armati di strumenti di difesa e offesa ai più alti livelli. Non certo con un esercito di sbufalatori, per quanto bene intenzionati.Cominciare a chiamare le cose con il loro nome sarebbe un buon inizio.
*una famosa dottrina sulle fake parla di montagne di m… non di sabbia, ma non volevo sembrare volgare.
I test rapidi (e salivari) spiegati facile.
Tutto quello che c’è da sapere su tamponi rapidi, test antigenici, test salivari per COVID19. I test rapidi che potrebbero rivoluzionare la lotta al coronavirus. Un altro video della mia seria divulgativa “Bio..Che?” in collaborazione con Sanofi Genzyme a la European Biotech Week.
SE IL VIDEO TI PIACE iscriti al canale e attiva le notifiche per non perderti i prossimi video. Puoi farlo cliccando direttamente a questo link.
E fallo sapere agli amici!
Come funziona la terapia genica: dai bambini-bolla ai virus addomesticati.
Lei si chiama Ashanti e diventerà la prima persona a beneficiare di un trapianto di geni. Qui è dove vi racconto la tecnologia, la storia, le fatiche, le prospettive della terapia genica
SE IL VIDEO TI PIACE iscriti al canale e attiva le notifiche per non perderti i prossimi video. Puoi farlo cliccando direttamente a questo link.
E fallo sapere agli amici!
Ripensare i test COVID-19
Passare dal concetto di “test” a quello di “filtro” per contenere la pandemia.
E’ da poco uscita sul New England Journal of Medicine una breve ma interessantissima perspective sui test rapidi dal titolo: Rethinking Covid-19 Test Sensitivity — A Strategy for Containment.
E’ forse il primo paper con un approccio pratico che leggo dall’inizio della pandemia. Gli autori (School of Public Health, Boston e University of Colorado, Boulder) esortano a considerare i test rapidi con altri criteri rispetto al golden standard (RT-PCR) in base appunto a ragionamenti pratici ed epidemiologici.
La sostanza è: i test rapidi non vanno valutati in base alla sensibilità del singolo test – come si fa ora – ma nell’ottica di test ripetuti e diffusi. Se vogliamo una vera sorveglianza basata sui test, dobbiamo smettere di pensare al “test” e ragionare in termini di “test regimen”, cioè di una strategia di esami ripetuta e diffusa.
Ad esempio, i nuovi test rapidi per Sars-Cov-2 – come gli antigenici- sono molto meno sensibili della RT-PCR, tanto che verrebbero scartati applicando gli attuali criteri di approvazione della diagnostica- ma si prestano molto meglio ad essere ripetuti su moltissime persone (specialmente- questa è una mia annotazione- se eseguiti sulla saliva).
E’ evidente che un test ripetuto in maniera strategica su un sacco di persone (magari perchè puoi farlo da solo a casa) può avere una sensibilità molto minore ma essere molto più utile di un test più performante ma fatto una volta sola su una quota relativamente ristretta della popolazione . Quello che deve contare quindi, anche nella valutazione delle autorità sanitarie, non sono le caratteristiche del singolo test, come se venisse fatto una volta sola, ma del regime di test, considerando a priori che verrà ripetuto in un’ottica di sorveglianza diffusa.
In questa ottica il test è considerato parte di un “covid filter” più complesso, non uno strumento diagnostico a se stante.Bisogna insomma pensare ai test rapidi e riconsiderare i loro criteri di validazione in base a sani ragionamenti pratici, senza sclerotizzarsi nelle definizioni da manuale.Il paper non cita espressamente i test sulla saliva, ma ovviamente il concetto è lo stesso.
Gli autori non hanno scoperto nulla di straordinario: dicono cose evidenti con cui perfino io ammorbo da tempo i miei lettori. Ma è importante che vengano scritte su NEJM, un giornale prestigioso che ha un’influenza nella comunità scientifica.
Ora speriamo che anche i nostri decisori leggano il paper, e ne facciano tesoro. E speriamo che lo leggano anche quei colleghi, non troppo ferrati nel testing, che ogni volta che parlo di test rapidi commentano compulsivamente “eh ma la sensibilità! Eh ma la sensibilità!”.
Una pandemia si combatte con strumenti utili e validati, scientificamente solidi ma anche col pensiero pragmatico.
Nel paper non c’è nulla di particolarmente tecnico ed è quindi accessibile a chiunque abbia la curiosità di leggerlo con attenzione .https://www.nejm.org/doi/full/10.1056/NEJMp2025631…
Taglia e cuci da Nobel: CRISPR spiegata semplice
Possiamo riscrivere i geni direttamente nell’organismo vivente? Oggi si può. La più facile spiegazione su come funziona la tecnologia Crispr-Cas9 insignita del premio Nobel per la Chimica 2020, le applicazioni mediche e la storia della sua scoperta.
SE IL VIDEO TI PIACE E TI INTERESSA METTI UN LIKE E CONDIVIDILO!
Esperimenti incredibili con il pane
Mi hanno proposto di partecipare alla Biotech Week, un evento internazionale che inizia oggi e dove in passato ho fatto delle conferenze dal vivo.
Ho suggerito per quest’anno una cosa diversa e rivoluzionaria: una serie di 5 video sulle biotecnologie sul mio canale YT Rockscience da inserire nel programma ufficiale della manifestazione.
Hanno imprudemente accettato.
In questo primo video grandi e piccini scopriranno i segreti sul pane che nessuno ti racconta.
Gli altri video della serie usciranno di qui a fine anno.
Se ti piace, ti chiedo di mettere un like al video e di condividerlo, mi aiuterai a farlo conoscere!
Per non perdere i miei prossimi video iscriviti al canale di RockScience Sergio Pistoi.
Perché l’ozono disinfetta?
Ti sei mai chiesto come funzionano i generatori a ozono che si usano per sanificare gli ambienti ed eliminare il “piccolo bastardo”? OK, te lo spiego io nel mio ultimo video Youtube in collaborazione con il progetto Generation.
Se ti piace il video condividilo e fallo conoscere: mi aiuterai a diffonderlo!