I supereroi della scienza
Per divulgare la scienza fra i più giovani l’Irlanda ricorre ai supereroi. Sono i Resistors, quattro personaggi (digitali) di una nuova trasmissione in onda su una TV dell’isola.
Qui potete vedere una puntata pilota della trasmissione. Simpatica l’idea, pubblicizzata anche da Cordis, anche se, diciamocelo chiaramente, la storia non è proprio il massimo, e i personaggi neanche. A corredo, un sito internet (piuttosto banale). Per coinvolgere la generazione della PSP forse ci vuole altro. Pistuà
Ilaria Capua, lady di ferro dell’influenza su Science
Lo scorso aprile ho avuto il piacere di intervistare Ilaria Capua per “Le Scienze” a proposito della sua importante battaglia affinchè venissero resi pubblici i dati sul genoma del virus H5N1, responsabile dell’influenza aviaria. Ilaria Capua è responsabile del Centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria presso l’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie di Legnaro, ed esperto internazionale (è referente per la FAO e l’Organizzazione mondiale per la salute animale). Il suo appello (che venne pubblicato da Nature) è stato recepito dalla comunità scientifica, tanto che oggi i dati genomici del virus sono oggi pubblicati ed aggiornati in appositi siti web riservati agli studiosi. Nel suo ultimo numero Science, concorrente di Nature, si rifà della notizia “bucata” raccontando la stessa battaglia vittoriosa di Capua e traccia un profilo di ben due pagine sulla scienziata: ne viene fuori il ritratto di una lady di ferro della scienza che al talento scientifico unisce una grande determinazione e capacità di convincere i propri colleghi. “Ilaria Capua says what she thinks–and often gets what she wants”, scrive l’editorialista di Science. Dalla breve intervista che ho avuto con lei ho avuto la stessa impressione. Pistua
Il mondo virtuale di Sviluppo Italia
I problemi della ricerca italiana? Un ricordo lontano. Roba da pessimisti. Almeno se crediamo a Sviluppo Italia.
Non ho ancora capito se l’inserzione che ho trovato sul New Scientist (numero del 4 novembre, a pagina 11), pagata appunto da Sviluppo Italia (con i soldi dei contribuenti) sia il frutto di un delirio lisergico o rappresenti un esempio da manuale di pubblicità ingannevole. La pagina ha il nobile scopo di incoraggiare gli investimenti stranieri nel Biotech italiano. Ottima idea.
Peccato che sotto all’incoraggiante e già poco veritiero titolo “ITALIAN BIOTECH IS GAINING MOMENTUM” si snoda un quadro della ricerca biomedica italiana che sembra uscito da un cinegiornale dell’epoca che fu. Dello stesso tenore è il sito di Sviluppo Italia www.investinitaly.com
Alcune chicche tratte dalla pubblicità? Eccole:
“...the sector is spurred on by the strong interaction between academia and business […] a vibrant medical and hospital system […] as well as governement support“.
Falso, falso, falsissimo.
Nella pagina campeggia anche un grafico abbastanza ridicolo in cui l’Italia figura superiore a USA, UK e Svizzera riguardo a spesa in ricerca /revenues. E noi che ci lamentiamo! Poi basta guardare gli asterischi (se avrò un nipote gli insegnerò sempre e solo questo: guarda sempre gli asterischi) per scoprire che il dato dell’Italia arriva dall’univeristà dell’Insubria, mentre tutti gli altri da una stessa fonte internazionale. Insomma, hanno mischiato pere e cavoli (a beneficio dei cavoli).
Anch’io sono contento che qualcuno si prodighi a fare arrivare soldi stranieri nel nostro povero suolo. Però avrebbero dovuto mettere una scritta piccola piccola in italiano:
“Attenzione, italiani: se vedete un magnate cinese pieno di grana che legge soddisfatto la pubblicità, fate finta di niente e non ditegli come stanno veramente le cose. Così facendo contribuirete allo sviluppo del vostro paese.”
Io se fossi un investitore straniero comprerei la pagina a fianco di questa bellissima pubblicità. A caratteri cubitali scriverei ” DEAR ITALIAN FRIENDS, DO YOU REALLY THINK WE ARE A BUNCH OF SUCKERS?”. Pistuà
Cartoline da Monaco: Science Open Forum 2006
Un saluto da Monaco, dove sono arrivato ieri per partecipare alla più grande kermesse scientifica del vecchio continente. EuroScience Open Forum è il punto di ritrovo di almeno 2000 fra scienziati, giornalisti e appassionati di scienza da tutta l’Europa. All’ESOF non ci sono grandi scoop ma è un’appuntamento utile per fare il punto sulla divulgazione e sulla ricerca europea (molte sessioni sono dedicate alle politiche UE) e anche per vedere qualche cosa simpatica. 70 sessioni (spesso in contemporanea), 400 speakers e una messe di eventi satellite. Ovviamente, il vostro blogger preferito (speriamo) si è gettato nella mischia. Il tempo per scrivere è poco perchò mi limito a mandarvi qualche cartolina. Chi vuole può anche ascoltare il mio breve reportage per Radio3 Scienza.
The Amazing Profmobile from Bremen: una specie di riscò-conferenza inventato da ricercatori tedeschi. Ultimo modello, completo di schermo e altoparlanti. L’hanno usato per portare la scienza nei posti più impensati. Un idea semplice ed efficace. Vi assicuro, funziona.
Due momenti a caso del meeting.
Sax, un veicolo a idrogeno ideato da volenterosi studenti. Bello, ma se la caverebbe nel traffico di Roma?
Dieci anni di Dolly: io e il mio clone
Il tempo passa in fretta, e dieci anni sono trascorsi da quando nei laboratori scozzesi del Roslin Institute usciva la pecora Dolly. Cosa si può dire che già non sia stato detto e scritto in questi dieci anni, trascorsi fra la falsa speranza di una clonazione-panacea per tutti i mali e l’ancor più irrazionale paura di un mondo pieno di uomini-fotocopia? Posso provare a raccontarvi due storie che mi riguardano.
Prima storia. Quando il musetto di Dolly cominciò a fare il giro del mondo e si cominciò a parlare seriamente di fotocopie umane, già da qualche anno vivevo con un clone. Non scherzo. La mia compagna si chiamava L. ed era una ragazza clonata, infatti dall’altro lato della strada viveva S. individuo in tutto e per tutto identico a lei. Stessa faccia, stessa voce, stesso DNA. D’accordo, il mio era un clone naturale, frutto di uno strano e raro fenomeno avvenuto nel grembo materno, ma quando la gente si strappava i vestiti all’idea inquietante di incontrare orribili fotocopie umane, io e i cloni vedevamo il tutto con una prospettiva molto diversa. Certo, la clonazione riproduttiva non è cosa da farsi, ci sono molti motivi per cui vale la pena essere contrari, ma sapevamo anche che di cloni umani è già pieno il mondo, senza che questo faccia paura a nessuno. Anche se qualcuno si divertisse a creare un paio di bambini-clone (a parte i rischi, il poco rispetto per i "clonati" e l’inutilità dell’impresa) il mondo non crollerebbe. E poi, più che quella, ipotetica, del DNA, ha sempre fatto più danni la clonazione del nostro "software": l’omologazione delle menti e delle coscienze, che putroppo è sempre stata una realtà nella storia. Ma qui non dico più nulla di originale…
La seconda storia, più professionale, è quella del mio incontro con un famoso "clonatore" – o sedicente tale. Ve la racconto nel prossimo post. Pistuà
New Scientist in regalo
AAA: comunicazione di servizio per appassionati. Lo spazio è poco e la carta è tanta. Da bravo abbonato ho una bella collezione del New Scientist (anno 2005, forse anche 2004). La regalo a chi vuole venire a prenderla da queste parti, oppure è disposto a pagare le spese di spedizione. Chi è interessato si faccia sentire nei commenti. Peccato buttarle al macero, no? Pistuà.
Cartoline da un’isola felice
La notizia è apparsa solo in qualche trafiletto, e questo è normale. Le storie di ordinaria efficienza non fanno notizia come quelle, allarmanti sugli scandali o sullo stato deprecabile della ricerca. Come ogni anno, la Fondazione Telethon ha riunito la sua Commissione Medico Scientifica internazionale per decidere sull’assegnazione dei grants.
Come ogni anno, c’ero anch’io. Non a sedere fra i luminari della scienza, ovviamente, ma come membro dell’ufficio scientifico di Telethon. Passare tre giorni rinchiusi dentro ad uno stanzone in quel di Verona insieme a colleghi e scienziati, ritemprandosi con qualche breve coffee break non è una passeggiata, ma per quei tre giorni è difficile non sentirsi in un isola felice. Almeno per chi conosce le inefficienze e nepotismi che regnano in gran parte delle ricerca italiana. Nell’isola felice i progetti vengono valutati con un processo di peer review da referees esterni internazionali e poi, nei tre giorni di tour de force, discussi e votati da un panel di scienziati di primo piano. Nell’isola felice non arrivano raccomandazioni e non ci sono figli, nipoti e soliti noti: contano solo il curriculum dei candidati e il valore dei loro progetti.
Si vedono scienziati dal curriculum stellare che, accettano, praticamente gratis, di prendere un aereo dall’altra parte del mondo e chiudersi in una stanza con noi, invece di partecipare a eventi ben più remunerativi. Scienziati che discutono, in modo pacato e trasparente ma rigoroso, dei dettagli di ogni progetto. L’avete capito: nell’isola felice succede quello che è la norma in altre realtà del mondo, quello per un miliardo di ragioni, non succede quasi mai nel nostro paese. Più tardi Paul Robbins, chairman della commissione e scienziato di punta a Pittsburg, ci ha fatto il complimento più bello: "Lavorare con voi è come lavorare con l’NIH". Vuol dire che anche in Italia si può. Pistuà.
Rockerduck e l’ Agenzia per la Ricerca, ovvero come rovinare una bella giornata.
Pens re che era cominciata come una bellissima mattinata. L’Italia qualificata, sole che splende, caffè, giornale e mentre sfoglio le pagine finalmente una buona notizia: Sole 24 ore (27 giugno), pagina 29: Entro Luglio presenteremo il Ddl per l’istituzione dell’Agenzia nazionale di valutazione per la ricerca, parola di Fabio Mussi, ministro della ricerca.
Con il giornale rosa in mano, per un attimo ho parlato come Paperone di fronte ai dollaroni: “O gioia o giubilo!” Finalmente qualcosa di buono, una promessa mantenuta. Un’agenzia per la ricerca indipendente e autorevole dovrebbe- secondo le speranze di tanti uomini di buona volontà – valutare la produttività di università e laboratori e assegnare finanziamenti pubblici in base al merito. La costituzione di un organismo indipendente per la valutazione della ricerca è quello che chiedono da tempo a gran voce gli scienziati, e appare anche nel programma elettorale dell’Ulivo.
Al secondo paragrafo si insinua il dubbio raggelante. Luciano Modica, sottosegretario all’Università, precisa: “L’Agenzia […] si fonderà sull’ottimo lavoro svolto dal Comitato nazionale di valutazione del sistema universitario e, per la ricerca, sull’esperienza del Comitato di indirizzo per la valutazione e la ricerca“. Quest’ultimo è il famigerato CIVR , organismo autore di un maldestro e strampalati tentativo di valutazione della ricerca, noto ai miei lettori affezionati perchè ne parlai in modo approfondito nel mio primo post. Se il CIVR è il modello su cui si baserà l’agenzia della ricerca, siamo fritti e panati.
Perle gelide di sudore corrono lungo la mia schiena. Che cosa vuol dire esattamente Modica? Che si ispirerà al modello del CIVR oppure, al contrario che l’esperienza del CIVR ha insegnato cosa non bisogna fare? Speriamo che valga la seconda ipotesi, altrimenti finirà che dopo il giubilo alla Paperone, ci mangeremo il cappello come Rockerduck. Pistuà.