Dichiarazione del presidente del CNR
Con riferimento alla nota del Segretario Generale della FLC, Enrico Panini, il Presidente del CNR, Fabio Pistella, raccoglie l’invito rivolto agli Enti di Ricerca affinché siano tempestivamente applicate le norme previste nella Legge Finanziaria 2007 relative ad un piano straordinario di assunzioni di ricercatori e di stabilizzazione di ricercatori precari.
In effetti il CNR ha già predisposto un piano di azione che pur nei limiti delle risorse finanziarie insufficienti rese disponibili dalla Legge Finanziaria, prevede non solo il completamento entro il 2007 dell’Intesa MIUR/CNR (140 posti), ma ulteriori 170 assunzioni di ricercatori tramite concorso. Inoltre, per circa 150 posti si potrà pervenire alla stabilizzazione di ricercatori che operano al CNR con rapporto a termine.
Allo scopo, il CNR ha inviato una proposta ai Ministri dell’Università e della Ricerca, Fabio Mussi e dell’Innovazione e Funzione Pubblica, Luigi Nicolais.
Pistella rilancia l’invito ai sindacati di cooperare, a cominciare dalla CGIL, per aprire un tavolo di confronto sul tema più generale dello sviluppo delle risorse umane impegnate nel CNR, una risorsa decisiva per l’Ente e per il Paese. Su questo tema, colmando una lacuna di progettualità che si protraeva da troppi anni, è stato varato proprio oggi dal Consiglio Scientifico Generale del CNR un documento predisposto dal Presidente.
Roma, 17 gennaio 2007
Fonte: comunicato stampa CNR
Il CNR preme per le assunzioni
Con insolita solerzia il CNR si è attivato per sfruttare le norme della nuova finanziaria, che prevedono uno stanziamento per l’assunzione e la stabilizzazione dei ricercatori precari (stanziamento che la nota del CNR giudica comunque “insufficiente”).
Dovremmo gioire di questa notizia? Forse, o forse no. Non sono mai stato d’accordo sul principio secondo cui il problema della ricerca italiana è da ricercarsi nella precarietà dei ricercatori. Semmai sono i criteri di selezione di Università ed enti pubblici che lasciano molto a desiderare, come credo di avere mostrato più volte anche in questo blog. Criteri che resteranno, ovviamente, invariati e legati ai meccanismi deliranti e perversi dei concorsi.
E poi, resta da capire con quali soldi questi ricercatori porteranno avanti le loro ricerche, visto che scarseggiano i fondi per le spese correnti. A questo punto non sarebbe meglio avere meno ricercatori, ma migliori e con più fondi? E’ un’idea provocatoria, ma neanche troppo, se ci pensate. Pistuà
Head hunters all’italiana
Visto che si parla di cervelli in fuga, ecco una simpatica vignetta di Bucchi di qualche mese fa, recuperata per l’occasione. (da Repubblica 19 Aprile). Pistuà
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Totò, Peppino e i cervelli che tornano
In un sito di giovani ricercatori che ho segnalato su questo blog si legge “Se sei un cervello rientrato e vuoi aggiungere il tuo profilo qui scrivici“. Devo essere sincero. Stavo per scrivere. Poi mi sono chiesto: “Ma io che cervello sono? Sono un cervello rientrato, un cervello semplice o un non-cervello?”. Non sono riuscito a trovare una risposta. Forse questo implica che è vera la terza ipotesi.
Seriamente, sarà una mia deformazione da giornalista, ma trovo che queste definizioni a base di “cervello” – nella fattispecie quella bruttissima di “cervello rientrato” – siano vagamente disturbanti e involontariamente ironiche, quando usate dai diretti “cervelli” interessati. Rischiano perfino di rendere ingiustamente antipatici questi altresì giovani, baldi e oltremodo simpatici ricercatori.
Il problema è che finchè gli altri ti chiamano “cervello” tutto bene. Si può prendere come un complimento. Ma è veramente il caso di auto-nominarsi “cervello rientrato”, o anche solo “cervello”, come se si avesse l’appalto del nobile chiletto di materia grigia? Gli amici ricercatori, il cui sito è peraltro molto serio, perdoneranno la nota ironica, ma il loro stile mi ricorda un pò quello dell’ onorevole Trombetta: “Lei non sa chi sono io! Sono un cervello rientrato, sa?”. Meritandosi un bel pernacchione alla Totò.
Un pò di understatement non guasterebbe. Che ne dite di “giovani ricercatori tornati dall’estero” o qualcosa del genere? Pistuà.
Rientro dei “cervelli”: Mussi risponde.
Forse parlarne è servito a qualcosa. In un comunicato di oggi, il ministro della ricerca Mussi rende pubblico un atto che ha l’intento di facilitare l’integrazione nell’Università dei “cervelli” rientrati (e buggerati) . La norma lascia comunque aperto il problema della fantomatica idoneità richiesta dal CUN (di cui si parla qui), che impedisce l’inserimento nell’Università a molti di questi giovani ricercatori.
I suddetti ricercatori hanno anche un sito dove potete leggere tutti i documenti relativi al caso e consultare i loro CV. Pistuà
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Cervelli rientrati (e buggerati?)
Ricevo e pubblico una lettera aperta scritta al ministro Mussi da un gruppo di giovani ricercatori rientrati in Italia dall’estero grazie ad un (ben pubblicizzato) programma governativo per “il rientro dei cervelli” (sic) che ha garantito loro un posto da professore a contratto a tempo determinato. Lo stesso programma prevede l’inserimento dei contrattisti a tempo indeterminato nelle facoltà che ne fanno richiesta (quindi senza la penosa trafila dei concorsi, quasi sempre pilotati) con fondi coperti in buona parte dal ministero della ricerca. Una buona cosa in teoria (ammesso che se la selezione sia fatta con criteri rigorosi). Ma in Italia, fra la teoria e la pratica ci sono di mezzo i gerontoocrati dell’Accademia, in questo caso rappresentati dal Consiglio Universitario Nazionale (CUN), che sta rallentando inspiegabilmente l’inserimento di molti di questi giovani ricercatori nell’università non fornendo il proprio parere (obbligatorio) sulle candidature o fornendo pareri negativi con la giustificazione, evidentemente poco palese, che ad essi manchi una non precisata idoneità.
Perchè? Forse molti candidati non sono effettivamente meritevoli. O forse ai suddetti gerontocrati non va giù il fatto che anche in Italia qualche sparuto giovane possa diventare professore per chiamata diretta, senza passare dalle forche caudine dei concorsi universitari, avendo speso finora la propria carriera a lavorare all’estero e commettendo l’errore imperdonabile di non essere un bravo portaborse di qualche accademico guadagnandosi così l’agognato posto. Il blog, come sempre, è aperto per qualunque commento. Pistuà
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Basta con in calzini! Regali di natale scientifici
No more socks! (basta con i calzini!) è il motto che da qualche anno la rivista britannica di divulgazione New Scientist ha scelto per chi vuole fare regali di natale originali e rigorosamente a sfondo scientifico-tecnologico. Il nome del sito si riferisce al fatto che i calzini sono il regalo natalizio considerato più banale nel Regno Unito (un pò come lo erano qualche anno fa le cravatte da noi, prima di essere soppiantate dai cellulari). Scorrendo il ricco catalogo (al sito http://nomoresocks.newscientist.com) si trova di tutto: dalle sculture matematiche ai microscopi portatili. L’originalità è assicurata, anche se alcuni articoli del sito confermano che un regalo di natale “scientifico” non è necessariamente anche un natale intelligente. Chi alla ricerca di un regalo di natale interessante è comunque accontentato. Sullo stesso tono, ma più orientato sul gadgetistico tecnologico, è il sito americano thinkgeek . Pistuà
Cervelli rientrati e buggerati? Lettera aperta
La ricerca in Italia è una farsa?
Siamo indignati per una scelta politica palesemente in contraddizione con quanto sostenuto con tanta enfasi nel programma dell’attuale governo che dichiarava di voler mettere come una delle principali priorità delle sue azioni, lo sviluppo, il potenziamento e il sostegno della ricerca.
Nel gennaio del 2001, con il governo di centro-sinistra e proseguito con il precedente governo, il Ministero dell’Università inaugurava il Programma “Rientro dei Cervelli” per favorire il ritorno in patria di studiosi italiani e stranieri impegnati nella ricerca all’estero. Siamo tornati con entusiasmo, nonostante i dubbi di tanti e il pericolo di lasciare una carriera avviata in prestigiose università straniere per un’incognita.
Siamo stati chiamati dal governo italiano con appositi contratti, perché si riteneva così di poter risolvere o per lo meno di affrontare il problema sulla fuga dei cervelli. Analoghi programmi sono assolutamente normali, accolti con entusiasmo ed in vigore da anni in paesi come il Canada, gli Stati Uniti o la Cina, per evitare il drenaggio di giovani e di professionalità dal proprio paese, ma in Italia queste iniziative sono di fatto, nonostante i fiumi di parole, semplicemente osteggiate.
Bisogna dirlo con chiarezza: nessuno di coloro che è stato esplicitamente chiamato con i suddetti contratti potrà prestare la propria opera presso le università italiane, perchè c’è una precisa volontà di ostacolare il vero rientro dei cosiddetti “cervelli in fuga”.
Nel nostro rapporto con le università, previsto per altro dal contratto, abbiamo insegnato nei Dottorati di Ricerca, nelle Scuole di Specializzazione, nei Master, nella laurea Specialistica, in quella triennale, abbiamo partecipato alle commissioni di esame a tutti i livelli, giudicato studenti e laureati, diretto progetti di ricerca, allestito ed organizzato laboratori con cospicui finanziamenti economici, pubblicato su prestigiose riviste scientifiche, siamo stati parte attiva della vita universitaria. Recentemente, la possibilità di stabilizzare il rapporto di collaborazione con le università italiane è stata riconosciuta dalla recente Legge 230 del 2005 sul riordino del reclutamento dei professori universitari – “Legge Moratti”- e dal Decreto Ministeriale (28 marzo 2006, prot. n. 207/2006) sulla ripartizione del Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) per l’anno 2006, che prevede 3.000.000 di Euro destinati alla copertura, fino al 95%, delle spese di chiamate dirette di docenti appartenenti al programma “rientro dei cervelli”. Questa serie di nuove normative promosse dal Ministero dell’Università dà una reale ed effettiva possibilità, sia finanziaria che legislativa, agli atenei interessati di richiedere uno stabile e definitivo inserimento in ruolo delle nostre figure professionali attraverso una ulteriore rigorosa selezione, basata sulla valutazione da parte di organi Ministeriali dell’attività didattica e di ricerca effettivamente svolta durante gli anni del contratto. Perchè oggi, anche dopo una prima selezione effettuata dalle università, i quattro anni di attività didattica e di ricerca svolti e le ulteriori azioni selettive degli atenei non saremmo più idonei a fare tutto quello che fino a ieri era stato per noi normale?
Eppure alcuni dei nostri Atenei ci hanno chiamato, altri vorrebbero essere messi in condizione di farlo, dunque ci ritengono degni di operare nelle istituzioni italiane, ma come?
Il Ministero si è semplicemente rifiutato di valutare i titoli di coloro che sono stati chiamati dagli Atenei dopo serie e rigorose valutazioni, valutazioni tra l’altro fatte dal Ministero stesso all’atto della chiamata dello studioso. Inoltre il Consiglio Universitario Nazionale ha interpretato la legge in modo talmente restrittivo da rendere impossibile le chiamate da parte delle università di coloro che hanno aderito al “Programma Rientro dei Cervelli”, dunque facendo letteralmente fallire uno dei pochi progetti sensati degli ultimi anni che riguardano questo tema.
Visto che la scadenza ultima per effettuare le chiamate usufruendo dei fondi stanziati è il 31 dicembre 2006, l’opposizione di un manipolo di burocrati renderà inevitabile il rinnovato espatrio di tanti “cervelli” che potevano essere stabilizzati con fondi già disponibili e previsti dal Fondo di Finanziamento Ordinario 2006. Risulterebbe dunque pretestuoso riferirsi alla mancanza di risorse economiche per risolvere un così grave problema, che coinvolge di fatto solo pochissime persone. Gli aderenti al “programma” sono 499 secondo il CINECA, ma poche decine di studiosi sono state attualmente chiamate dagli atenei ed altrettante potrebbero essere chiamate nei prossimi mesi se le università venissero messe in condizioni di farlo.
In un momento di ristrettezze economiche e di tagli, ciò appare completamente insensato e non può che rafforzare la nostra impressione che gli sforzi dei riformatori cadono purtroppo nelle maglie di un vecchiume accademico che risulta incapace di cambiamenti.
Noi non abbiamo mai chiesto condizioni di favore. Chiediamo che il nostro operato venga sottoposto a verifica e giudicato, ma al tempo stesso che le leggi dello stato siano applicate con coerenza per un reale interesse per le sorti della ricerca. Oggi ci troviamo di fronte ad un vero paradosso, tutto italiano, e la domanda ultima che ci poniamo è: aver aderito al “programma sul rientro dei cervelli” è stata un’opportunità o siamo stati attori inconsapevoli di una vera e propria farsa?
I Coordinatori degli studiosi aderenti al “Programma rientro dei cervelli”:
Gian Maria Di Nocera
Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
Dipartimento di Scienze Storiche, Archeologiche e
Antropologiche dell’Antichità
Via Palestro 63
00185 Roma
Massimo Pasqualetti
Università degli Studi di Pisa
Dipartimento di Biologia
Unità di Biologia Cellulare e dello Sviluppo
via Carducci 13,
56010 Ghezzano – Pisa
Leonida Fusani
Università degli Studi di Siena
Dipartimento di Fisiologia
Sezione di Neuroscienze e Fisiologia Applicata
Via A. Moro
53100 Siena
Gabriele Grassi
Università degli Studi di Trieste
Dipartimento di Scienze Cliniche,
Morfologiche e Tecnologiche
Clinica Medica Generale e Terapia Medica,
Ospedale di Gattinara,
Strada di Fiume 447
34149 Trieste
Cristina Lemorini
Università degli Studi di Roma “La Sapienza”
Dipartimento di Scienze Storiche, Archeologiche e
Antropologiche dell’Antichità
Museo delle Origini
Piazzale Aldo Moro 5
00185 Roma
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