Pesci
Acquario di Genova, un pò di tempo fa.
Ho quasi finito il giro, estasiato dalla visione di tante creature marine e con una vaga e subliminale voglia di farmi un fritto misto. Vicino alle ultime vasche c’è un cartello perentorio: “Si prega di non dare da mangiare agli animali”.
“O’ icchè ora i pesci sono animali?.” Oltre all’ accento toscano, la voce che arriva da dietro di me ha un tono polemico e vagamente scocciato, come se avesse letto, che so, che Garibaldi era un ciclista della Milano-Sanremo del ’58. Mi giro e vedo un tipo un pò coatto che parla con la sua ragazza.
La quale, apparentemente scandalizzata, lo prende di punta: “Certo che sono animali! O’ che tu vo’ che siano, pezzo d’ignorantone che tu ‘un se’ altro!.
“O’ allora che animali sarebbero?”, fa lui in tono di sfida. Lei traballa: “So’ di molto…o saranno mammiferi no?!”.
Il bello è che la conversazione ha luogo alla fine del lungo percorso in cui si snoda l’acquario, disseminato di cartelli e spiegazioni. I miei due vicini sono particolarmente ostici alla scienza (però i cartelli li leggono), oppure c’è qualcosa che non funziona proprio nel percorso divulgativo dell’acquario?
©foto: serioga (Fotolia)
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Come lasciare marcire i soldi per la ricerca
Non si perde occasione per piangere miseria ogni volta che si parla di investimenti in ricerca. Salvo poi evitare di spendere i soldi stanziati dal governo, se questo rischia di intaccare alcuni privilegi feudali. Restano infatti inutilizzati i fondi previsti da una recente norma, 3 milioni di euro all’anno destinati a coprire il 95% del salario dei giovani ricercatori rientrati in Italia grazie all’iniziativa “rientro dei cervelli”, che ha riportato in patria 460 scienziati. Se da una parte molte università non hanno neanche presentato un candidato, dall’altra anche il Consiglio Universitario Nazionale (CUN) , che ha di fatto potere di veto sulle candidature, le rifiuta in base ad un principio demenziale: i candidati possono concorrere soltanto per il tipo di qualifica che ricoprivano fuori dall’Italia. Come dire: se negli USA (in Germania, UK etc..) non ricoprivi un ruolo come professore non puoi fare domanda per diventarlo qui in Italia.
IN realtà si tratta di una scusa piuttosto penosa che copre un’altra realtà: i feudatari dell’università non vogliono che qualcuno passi avanti ai loro protetti, vassalli e valvassori che aspettano pazientemente in fila il prossimo concorso. Piuttosto che cedere al merito di chi arriva da fuori, magari senza santi in paradiso, le termiti della ricerca preferiscono lasciare marcire i fondi che farebbero comodo alle loro università. Sia chiaro, non condivido il principio secondo cui questi giovani (per modo di dire,dato che molti superano gli “enta”) debbano essere considerati meritevoli a priori di un posto, soltanto perchè hanno passato un pò di tempo all’estero (se così fosse anch’io potrei a ragione pretendere il mio posticino da ricercatore).
La domanda da fare dovrebbe essere molto semplice: quali di essi sono effettivamente meritevoli, in base al curriculum e ai loro risultati? Se qualcuno è meritevole, e visto che i soldi li mette lo stato, perchè le università non li vogliono assumere?
La questione, di è anche oggetto di un recente editoriale di Nature.
La prossima volta che sentite un papavero dell’Università lamentarsi per la mancanza di soldi, ricordatevi questo post.
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Cellule staminali: il film
Ecco un bel documentario (15′) prodotto da EuroStemCell, un consorzio di ricerca europeo sulle cellule staminali, premiato al science media festival di Tromsø e al festival di Sidney.
Le animazioni “hand-drawn”, filmate a passo uno alla vecchia maniera, sono straordinarie. Solo il doppiaggio in italiano lascia un pò a desiderare. Per chi sa l’inglese, meglio la versione originale.
Anche versione podcast video. Fatemi sapere che ne pensate. Pistuà.
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Agenzia per la ricerca: cosa dice la legge
Riporto di seguito il testo del decreto di istituzione dell'Agenzia
DECRETO-LEGGE 3 ottobre 2006, n.262Disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria.
[estratto]
Art. 36.
Valutazione del sistema universitario e della ricerca
1. Al fine di razionalizzare il sistema di valutazione della
qualita' delle attivita' delle universita' e degli enti di ricerca
pubblici e privati destinatari di finanziamenti pubblici, nonche'
dell'efficienza ed efficacia dei programmi statali di finanziamento e
di incentivazione delle attivita' di ricerca e di innovazione, e'
costituita l'Agenzia nazionale di valutazione del sistema
universitario e della ricerca (ANVUR), con personalita' giuridica di
diritto pubblico, che svolge le seguenti attribuzioni:
a) valutazione esterna della qualita' delle attivita' delle
universita' e degli enti di ricerca pubblici e privati destinatari di
finanziamenti pubblici, sulla base di un programma annuale approvato
dal Ministro dell'universita' e della ricerca;
b) indirizzo, coordinamento e vigilanza delle attivita' di
valutazione demandate ai nuclei di valutazione interna degli atenei e
degli enti di ricerca;
c) valutazione dell'efficienza e dell'efficacia dei programmi
statali di finanziamento e di incentivazione delle attivita' di
ricerca e di innovazione.
2. I risultati delle attivita' di valutazione dell'Agenzia
costituiscono criterio di riferimento per l'allocazione dei
finanziamenti statali alle universita' e agli enti di ricerca.
3. Con regolamento emanato ai sensi dell'articolo 17, comma 2,
della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Ministro
dell'universita' e della ricerca, previo parere delle competenti
Commissioni parlamentari, sono disciplinati:
a) la struttura e il funzionamento dell'Agenzia, secondo principi
di imparzialita', professionalita', trasparenza e pubblicita' degli
atti, e di autonomia organizzativa, amministrativa e contabile, anche
in deroga alle disposizioni sulla contabilita' generale dello Stato;
b) la nomina e la durata in carica dei componenti dell'organo
direttivo, scelti anche tra qualificati esperti stranieri, e le
relative indennita'.
4. A decorrere dalla data di entrata in vigore del regolamento di
cui al comma 3, contestualmente alla effettiva operativita'
dell'Agenzia, sono soppressi il Comitato di indirizzo per la
valutazione della ricerca (CIVR), istituito dall'articolo 5 del
decreto legislativo 5 giugno 1998, n. 204, il Comitato nazionale per
la valutazione del sistema universitario (CNVSU), istituito
dall'articolo 2 della legge 19 ottobre 1999, n. 370, il Comitato di
valutazione di cui all'articolo 10 del decreto legislativo 4 giugno
2003, n. 127, e il Comitato di valutazione di cui all'articolo 10 del
decreto legislativo 4 giugno 2003, n. 128.
5. Agli oneri derivanti dall'attuazione del presente articolo, nel
limite di spesa di cinque milioni di euro annui, si provvede
utilizzando le risorse finanziarie riguardanti il funzionamento del
soppresso CNSVU, nonche', per la quota rimanente, mediante
corrispondente riduzione dell'autorizzazione di spesa di cui
all'articolo 1, comma 130, della legge 30 dicembre 2004, n. 311.
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Finanziaria 2007 e ricerca: cuore e batticuore
L’istituzione della Agenzia Nazionale per la Valutazione dell’Università e della Ricerca (ANVUR) e la creazione di un fondo unico per gli investimenti nella ricerca (FIRST) sono le uniche vere novità strutturali introdotte dalla finanziaria 2007 nel campo della ricerca.
La prima è prevista nel collegato alla finanziaria, la seconda nel famigerato maxiemendamento.
Sicuramente, sono misure strutturali più importanti rispetto all’assuzione di nuovi ricercatori e lo sblocco dei concorsi, provvedimenti ben più pubblicizzati contenuti nella stessa finanziaria che non cambieranno nulla, se non dare un posto fisso a qualche povero quaranta-e-qualcosa enne in fila da anni. Sperando che se lo meriti.
Ma, si sa, ASSUNZIONE e CONCORSI sono le parole-chiave che aprono le porte del cuore degli italiani.
Il mio cuore batte invece impaziente e preoccupato per L’ANVUR, che è da tenere d’occhio molto da vicino. L’estratto del testo che istituisce l’ agenzia nel prossimo post.
Pistuà
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Rockerduck e l’Agenzia Nazionale per la Ricerca (2)
Dunque l'Agenzia Nazionale per la Valutazione dell'Università e Ricerca (la cui istituzione è stata fortemente incoraggiata dalla comunità scientifica e più volte evocata in questo blog) è legge. L'Agenzia avrà il compito di valutare e indirizzare gli investimenti pubblici in ricerca (in pratica tutti gli investimenti che confluiranno nel FIRST)e potrebbe rappresentare un cambiamento importante nelle politiche della ricerca.
Insomma, una buona idea, Ma come ho già raccontato un mio vecchio post, spero di non dovermi mangiare il cappello come Rockerduck di fronte alla cruda realtà.
Certo, non è in discussione la creazione o meno dell'Agenzia (che ormai è legge), ma quando e soprattutto come si deciderà di farla operare?
il quando non è dato di sapere, perchè il decreto (furbescamente?) non fissa alcuna data. Anche sul come è tutto da vedere. già, perchè sulla carta i buoni propositi ci sono, ma il decreto di istituzione fissa soltanto alcuni principi base. E' chiaro che imparzialità, autonomia dal potere e dall'accademia, autorevolezza sono i principi su cui si deve basare un'agenzia di valutazione della ricerca. Ma nei fatti come si regolerà il governo? Ad esempio, c'è da sperare che la nuova agenzia si ispiri il meno possibile al CIVR, come invece sosteneva qualche tempo fa il sottosegretario Modica.
Altrimenti saranno cappelli amari.
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Alla ricerca della molecola anti-invecchiamento
Al Buck Institute for Age Research, in California, hanno iniziato un esperimento interessante e senza precedenti: analizzare (o meglio, screenare) 120mila composti chimici, sperando di trovarne qualcuno che abbia un effetto sulla durata di vita di modelli animali semplici, come il lievito, i nematodi (vermi) ma anche più complessi, come i moscerini della frutta e i topi. L’idea è quella di usare le tecniche di screening che già si usano per cercare molecole che, ad esempio, interferiscono con i tumori o altri processi patologici.
Il progetto conta sul finanziamento di 1,7 milioni di dollari da parte di una fondazione chiamata Hillblom Foundation. A dire la verità la somma sembra insufficiente, considerati obbiettivi così ambiziosi. Chissà se hanno fatto bene i conti…Pistuà.
Photo: pusgums (CC)
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I “cervelli” italiani a Londra si fanno sentire
L’incontro a Londra di oggi con i ricercatori italiani espatriati, organizzata dall’ambasciata italiana e dal ministero della ricerca (che ho seguito in diretta web), è stata un’arma a doppio taglio per Luciano Modica, sottosegretario alla ricerca e soprattutto per Giuseppe Silvestri, rappresentante della Conferenza dei Rettori (CRUI). Se il governo voleva mostrare il proprio interesse verso i “cervelli” all’estero, ha invece ottenuto il risultato opposto: dimostrare la provincialità e l’approssimazione dell’approccio di politici e accademici nostrani e la distanza con il mondo della ricerca.
Particolarmente contestato dai ricercatori è stato l’intervento di Silvestri, messo più volte in difficoltà dai commenti dell’audience. I “Buuu” degli italiani all’estero hanno coperto l’accademico quando ha cercato di tirare fuori il solito discorsetto sulle scarse risorse della ricerca italiana, fonte secondo lui di tutti i problemi.
Per rimediare, Silvestri non ha trovato di meglio da fare che incolpare la democrazia che, con i suoi meccanismi, rende difficile il processo decisionale rispetto ai paesi in via di sviluppo, come la Cina. Provocando (involontariamente) l’ilarità del pubblico e l’ imbarazzo di tutto il panel. Come se la democrazia impedisse a Stati Uniti, Inghilterra o Scandinavia di primeggiare nella ricerca.
“Nulla tranne la vostra cortesia mi è favorevole in questo congresso” ha commentato ironico il maltrattato rappresentante dei rettori, citando De Gasperi.
Un pò più convincente e concreto l’intervento di chiusura di Modica, peraltro furbetto nella “captatio benevolentiae” della platea.
Fra le note positive, il lucido e condivisibile intervento di Paolo Quattrone, dell’Università di Oxford, secondo cui la riforma del sistema non può essere affidata al sistema stesso. “FIRST e l’Agenzia nazionale per la valutazione” (vedi il mio post) sono l’ultima speranza della ricerca italiana. Se non si faranno bene, non sapremo più dove andare“, ha commentato Quattrone. Pistuà