I veri retroscena del caso Topazio
Il Trimprob della discordia (ovvero: come odio difendere Report)
Il 13 Maggio Report ha intervistato l’inventore Clarbruno Vedruccio, presentandolo come uno dei tanti “cervelli” nostrani penalizzati dal sistema della ricerca italiano.
La vicenda riguarda il Trimprob, un apparecchio sperimentale per la diagnosi di alcune malattie, inclusi i tumori, inventato da Vedruccio. Perchè, chiedeva in sostanza Report, l’invenzione è stata finanziata e sviluppata da Galileo Avionica (azienda pubblica del gruppo Finmeccanica, leader mondiale in campo tecnologico) per poi essere abbondonata?
Ultimi giorni per il Premio Galeno
Springer-Verlag Italia ha annunciato l’organizzazione del Premio Galeno Italia 2012.
Due i bandi di gara: il primo per l’innovazione del farmaco riservato a molecole o a modalità di somministrazione e rilascio, in commercio da non più di tre anni, sviluppate da aziende farmaceutiche nazionali o multinazionali in Italia, e il secondo per la ricerca clinica o sperimentale condotta da giovani di età non superiore a 35 anni.
I candidati dovranno presentare la documentazione richiesta entro il 31 maggio 2012.
Tutte le informazione relative al premio sono riportate sul sito internet:
www.premiogaleno.com
Addio professore.
Il ricordo di un meeting Telethon, a Milano 12 anni fa. Il professore era ancora un giovanotto e io avevo ancora la mitica cintura con cui chiudevo il bauletto della moto quando era troppo piena. Un grande visionario. Un partigiano. Un gentiluomo affabile e modesto con cui ho avuto l’onore di lavorare.
Addio, professore.
Non solo Steve
Oggi il mio profilo di Facebook (sicuramente anche il vostro) è pieno di foto di Steve Jobs. La prematura morte di Jobs commuove un pò tutti. Anch’io d’istinto ho ripensato (e postato) la sua celebre frase “Stay hungry, stay foolish”, per poi vedermela riproposta da tutti gli altri, e in tutte le salse, sul web, perfino in calce a qualche email. I santini di Jobs sparsi qua e là nel cyberspazio suggeriscono che il compianto genio della Apple -forse suo malgrado- è destinato a diventare un’icona della cultura popolare, una specie di Che Guevara dell’epoca dot.com. Si discuterà sicuramente di questo in futuro. Ma ora non è di Jobs che voglio parlare.
Voglio parlare invece un signore che non ho mai conosciuto (purtroppo) e che difficilmente compare nelle bacheche di Facebook. Come Jobs, anche lui è morto in questi giorni dopo aver lottato a lungo, per tragica coincidenza, con lo stesso terribile male, un tumore pancreatico.
Quell’uomo si chiama Ralph Steinman Molti avranno sentito la sua storia raccontata di sfuggita la scorsa settimana: è lo scienziato premio Nobel per la Medicina morto poche ore prima dell’assegnazione dell’ambito riconoscimento. Insieme ad altri colleghi, il medico di origine canadese ha aperto un nuovo capitolo della biologia, scoprendo il ruolo delle cellule dendritiche, un pilastro del sistema immunitario.
Non ho da fare nessuna analisi massmediatica, nessuna critica più o meno velata ai meccanismi che ci fanno piangere a voce alta un geniale CEO o una rockstar, e allo stesso tempo ci fanno quasi dimenticare un uomo le cui scoperte salveranno vite umane, se non l’hanno già fatto. E’ così e basta. Non ha senso fare una classifica del lutto collettivo. Però nel giorno in cui Jobs monopolizza le nostre bacheche virtuali, nella mia metterò anche la foto di quello “sfortunato” premio Nobel. Un piccolo tributo per un uomo a cui non dobbiamo i nostri cellulari e i nostri computer, ma (forse, lo vedremo) molto di più.
Diventare giornalisti scientifici
Ero un topo di laboratorio.
Laurea in biologia, tirocinio, dottorato in un grande istituto di Parigi, tanta passione e qualche discreta pubblicazione scientifica.
Sembrava l’inizio di una rispettabile carriera accademica, finchè accadde qualcosa…
La conta dei nipoti
Non so quanto sia scientificamente fondato, ma un articolo su PlosOne di Stefano Allesina sta facendo discutere. Il ricercatore (che lavora negli USA) ha contato (e qui semplifico) quante volte gli stessi cognomi si ripetono nella stessa facoltà. Come sottolinea l’autore, il metodo non tiene conto di mogli, amanti e pupilli piazzati dal barone di turno fra le mura universitarie. Applicato all’Italia il risultato è ovviamente imbarazzante.
Ma c’era bisogno di sofisticati algoritmi per sapere che l’accademia italiana è in mano a baroni e termiti (come il resto del paese, d’altronde)?
Votare con i piedi (alla Caparezza)
No, non si parla del referendum incombente, ma del fatto che, come racconta oggi l’Economist, gli Italiani votano letteralmente con i piedi: se ne vanno dal Bel Paese comandato dalle vecchie termiti. A frotte.
Come dice Caparezza: da qui se ne vanno tutti. Soprattutto i laureati. Guardate il grafico qui sopra e piangete. Oppure fate le valigie.