Il DNA incontra Facebook finalista al Premio Galileo 2013!
Genoma Vintage
Dieci anni fa, il 6 gennaio 2003, andava in onda la prima puntata di Radio3 Scienza. Al microfono c’era Claudia Di Giorgio. Tema: il genoma umano, la mappa del DNA che ancora non era stata neanche letta per intero.
Agli stessi microfoni, con Rossella Panarese, ho parlato a luglio dell’avventura che ci ha portato alla genetica personalizzata. E’ incredibile vedere quante cose sono cambiate in soli 10 anni. E vorrei vivere un altro paio di secoli solo per scoprire, e raccontare, tutto quello che succederà.
Farò del mio meglio. Intanto, mi preparo ad un anno denso di eventi, alcuni davvero inusuali, che avranno come protagonista il “mio DNA“.
A tutti voi, Buon Anno. E grazie di cuore per il supporto, l’interesse, la curiosità e i commenti che mi avete finora regalato.
La scommessa
Eccomi. Faccio un passo un po’ maldestro per entrare sul palco e i riflettori bianchi mi abbagliano. In controluce vedo a malapena la grande sala del teatro. Un po’ di gente c’è. Nel cervello già impegnato a ricordarsi la scaletta, i dubbi si accavallano. Davvero pensiamo di poter intrattenere la gente parlando del nostro, anzi del mio DNA? Siamo davvero così pazzi? Funzionerà?
La genetica diventa spettacolo.
“Il mio DNA incontra Facebook” Il primo show basato sul nostro DNA va in scena in prima assoluta al Teatro Stabile-Duse di Genova il 29- 30 Ottobre prossimi, nell’ambito del Festival della Scienza di Genova. Ispirata dal libro Il DNA incontra Facebook, la conferenza-spettacolo è un viaggio semiserio nel supermarket del DNA Condotto da Patrizio Roversi, con Sergio Pistoi e Andrea Vico.
La rivincita della spazzatura
C’era una volta la parte più bistrattata del nostro corpo. Ora è lei che fa da padrone, o quasi.
(Non è quello pensate. Si parla di DNA. Ma la cosa è ugualmente importante).
Lettera aperta all’UGIS
Cari Colleghi dell’Unione Italiana Giornalisti Scientifici (UGIS),
è un socio UGIS che vi scrive. Un socio non particolarmente famoso, mediamente prolifico nel suo lavoro, meravigliosamente appassionato di quello che fa. Un socio normale, che va avanti a livelli più che rispettabili senza avere mai avuto appoggi politici, spintarelle, raccomandazioni e scambi di favore da parte di chi detiene il potere in questo disgraziato paese.
Per questo mi sento particolarmente colpito dalla parole che ho sentito pronunciare pubblicamente e ripetutamente dalla consocia Sonia Topazio, protagonista di una vicenda di cui ho già scritto nel mio blog. La signora Topazio, interrogata dalla stampa riguardo alle modalità con cui avrebbe ottenuto la posizione di capo ufficio stampa di un grande ente di ricerca pubblico, ha affermato che la segnalazione di un politico è “l’unico modo per andare avanti”, aggiungendo che chi crede il contrario “vive nel mondo dei sogni”. Senza segnalazioni del genere, secondo la signora Topazio, “non si fa neanche l’agricoltore”.
Al contrario della socia Topazio, evidentemente molto sveglia dato che ha ammesso di essere stata raccomandata da un politico, molti di noi vivono nel mondo dei sogni. Cercano di ottenere incarichi di prestigio senza ricorrere a scorciatoie, contando sulla loro reputazione professionale e sui risultati del loro lavoro. E ogni tanto ci riescono. Sarà un atteggiamento più noioso rispetto alle colorite uscite che piacciono tanto ai media nazionali, ma forse più vantaggioso per la collettività.
Le parole della signora Topazio screditano l’intera categoria dei comunicatori scientifici. Il messaggio che arriva al pubblico è che chiunque lavori come divulgatore per enti e amministrazioni pubbliche italiane sia sempre e comunque dotato di una raccomandazione. Si tratta di un’idea deleteria e offensiva per chi in questo paese lavora onestamente.
Ci sono persone, come il sottoscritto, che hanno collaborato con Università e centri di ricerca italiani in virtù della loro capacità professionale, senza scomodare politici o personaggi influenti, e che hanno intenzione di continuare a farlo. Per chi lavora onestamente, venire associati anche lontanamente al modus operandi della signora Topazio risulta irritante e profondamente dannoso.
Da un’associazione come UGIS, che rappresenta i comunicatori scientifici italiani, ci si aspetta che prenda prontamente e autorevolmente posizione. Mettendo in chiaro, ad esempio, che quanto affermato dalla socia Topazio è una fesseria qualunquistica per giustificare il proprio operato di fronte alla stampa. Che la socia Topazio deve parlare per sè, rispondere di quello che fa e che dice, e non gettare discredito su un’ intera categoria. Infine, sarebbe auspicabile che l’UGIS affrontasse con decisione la questione di quanto “raccomandazioni” e “spintarelle” politiche rappresentino una forma di concorrenza sleale nei confronti dei colleghi che operano in modi più trasparenti. Un problema tutt’altro che banale.
Sia chiaro che non ho nulla di personale contro la socia Topazio, che non ho il piacere di conoscere, e tanto meno contro i suoi rispettabilissimi trascorsi nel mondo dell’erotismo. Prendersela con la passata carriera della signora come se questo fosse una condizione ostativa al mestiere di divulgatore, come hanno sostenuto alcuni, è un atteggiamento volgare, corporativista e decisamente idiota. Sono le dichiarazioni pubbliche della signora Topazio ad essere inaccettabili.
Qualche anno fa, prima ancora che la signora Topazio venisse ammessa nell’associazione, un giovane e stimato socio dell’UGIS, di cui taccio il nome ma che tutti ricordano, venne fatto oggetto di espulsione per una innocente email inviata inopinatamente ai colleghi. Dopo aver sentito le confessioni e le esternazioni pubbliche della signora (che peraltro si qualifica pubblicamente e legittimamente come socia UGIS) sono curioso di sapere quale sarà la risposta dell’associazione, e come intende tutelare la reputazione dei tanti soci non raccomandati che ne fanno parte.
Cordialmente,
Sergio Pistoi
– ADDENDUM: visto che molti hanno equivocato, con questa lettera non ho inteso chiedere a UGIS provvedimenti contro la signora Topazio. La questione mi interessa marginalmente. Quello che vorrei è che l’UGIS, ma anche la SWIM, l’altra associazione italiana di giornalisti scientifici, si dissociassero dalle parole della signora ( con un comunicato?) tutelando l’immagine della categoria. Nel ricordare che un socio UGIS fu ingiustamente espulso per banali motivi, mi chiedo semplicemente il perchè del silenzio ufficiale con cui le associazioni di giornalisti scientifici accolgono le esternazioni della suddetta signora.
– ADDENDUM: Marta Paterlini (UGIS) si associa alla lettera.