Di quale invenzione dovremmo pentirci?
The Million Click Baby Reloaded
Nina, affetta da una malattia rara, grazie al suo blog è diventata una piccola star del web. Cosa sono i social networks di pazienti, e qual’è il loro impatto sulle famiglie e la ricerca? Su Medium ho ripubblicato la versione integrale dell’articolo uscito a dicembre 2014 su Wired.
A proposito, Buone Feste a tutti!
Il cibo da Pinocchio a Masterchef, passando dal DNA…e Breaking Bad
Cosa c’entra il mitico Walter White di Breaking Bad con il cibo del futuro? E’ una delle cose che raccontiamo nella conferenza-spettacolo DA PINOCCHIO A MASTERCHEF, PASSANDO DAL DNA, una nuova avventura che ho il piacere di intraprendere insieme allo scrittore e agronomo Antonio Pascale.
Abbiamo deciso di unire i due temi che siamo abituati rispettivamente a raccontare: da una parte il cibo e il passaggio fra il racconto della miseria di Pinocchio e quello dell’abbondanza di oggi (la prima parte del titolo, già usato da Antonio nelle sue conferenze). Dall’altra la mia immancabile fissazione con il DNA e la cultura pop. E così abbiamo messo insieme un’ora di clip, azione e intrecci interessanti.
Il risultato ci piace e ci diverte un sacco ma sarà il pubblico a giudicare. Primo esperimento giovedì 19 Novembre con i ragazzi delle superiori di Teramo in occasione degli Open Days dell’ ITS Agroalimentare e nell’ambito del progetto regionale In-For Marketing Agroalimentare. Se siete da quelle parti, ci vediamo là.
https://youtu.be/XJt7cF6KniU
Addio a Paolo Bianco.
Il professor Paolo Bianco, direttore del Laboratorio delle Cellule Staminali della Sapienza a Roma è morto prematuramente due giorni fa. Di lui mi rimarrà sempre impressa la grande onestà intellettuale: Paolo aveva speso una carriera studiando le staminali mesenchimali e avrebbe avuto tutto l’interesse a enfatizzare l’importanza (che pure c’è) di queste cellule nella cura delle malattie, magari per avere più fama e qualche grant in più. E invece era il primo a tirare il freno quando si parlava di miracoli. Non perdeva occasione per insistere sulla difficoltà di trasportare i suoi studi di laboratorio fino al letto dei pazienti, sulla necessità di prove serie e approfondite.
Coerentemente con i suoi principi (anche se a mio parere con molta ingenuità comunicativa- un giorno glielo dissi ma lui non era d’accordo) si mise in prima fila contro la fuffa purulenta di Stamina, che fra le altre cose millantava di usare proprio le staminali mesenchimali di cui era un esperto riconosciuto. Era lui, per capirsi, l’esperto con i capelli bianchi sbeffeggiato in continuazione da Le Iene, in quella che è stata una delle peggiori parodie dell’informazione italiana. I pro-Stamina scrissero perfino un lettera chiedendo che venisse licenziato. Ma Paolo Bianco, per come l’ho conosciuto io, era un tipo tosto e divertente. Nel pieno della vicenda Stamina lo incontrai ad un congresso e gli chiesi se quegli attacchi non lo avessero in qualche modo segnato. Lui alzò le spalle, fece un sorriso beffardo e disse: “Ma figurati, sono cose che capitano. Tanto prima o poi verrà fuori tutto”. Paolo Bianco ci mancherà. Questo è sicuro.
Layla, i miracoli non c’entrano.
Layla, la bambina inglese affetta da leucemia la cui storia sta facendo il giro del mondo, è stata trattata con successo grazie a “cellule ingegnerizzate” geneticamente. Un metodo che vale la pena di raccontare, perché – al netto degli inevitabili reportage miracolistici- è un esempio incoraggiante, speriamo a lieto fine, di quello che sarà la medicina molecolare dei prossimi anni.
Cerco di spiegarlo con una metafora che non piace neanche a me, ma aiuta a chiarire le idee. Mettiamo che un organismo malato sia come una macchina rotta. La medicina finora ha fatto passi incoraggianti nella cura di quelle malattie dove la macchina ha perso un pezzo per strada: significa che se c’è un gene che non funziona, in teoria è possibile sostituirlo inserendone una copia buona dall’esterno. Questa forma di riparazione si chiama terapia genica. Detta così sembra facile, ma non lo è, e infatti sono ancora poche le malattie curate in questo modo.
Ma la definizione di terapia genica (lett. curare con il materiale genetico) include anche un’altra possibilità: quella intervenire sui geni della cellula che funzionano, invece di inserirli da fuori. Se uno ci pensa, è il caso che si presenta più spesso: nella macchina rotta è più probabile che si debba modificare, mettere le mani nel motore o nella carrozzeria, piuttosto che aggiungere, magari cambiando una marmitta che si è persa in giro. Per le malattie è lo stesso: nella trasformazione tumorale, ad esempio, sono quasi sempre implicati geni che funzionano male o funzionano troppo (gain of function, in termini tecnici) mentre i loss of function, quelli che smettono di funzionare, per quanto importanti, sono una minoranza o l’eccezione. E comunque, se si vuole prendere davvero il comando di una cellula e fargli fare quello che vogliamo, piuttosto che aggiungere geni da fuori sarebbe meglio imparare a modificare quelli che già si trovano dentro e già fanno il loro sporco lavoro. I genetisti descrivono questa opzione con una metafora più letteraria, o se vogliamo cinematografica, e parlano di gene editing.
Purtroppo l’editing è stato sempre il tallone di Achille della terapia genica. Non si riesce a fare, è difficile. Non funziona. O almeno non funzionava fino a poco tempo fa. E qui entra in gioco la nostra Layla.
Per curare la leucemia di Layla i ricercatori hanno preso delle cellule immunitarie (di donatori) e le hanno sottoposte a gene editing per ottenere il risultato voluto: trasformarle in cellule-killer che attaccano il tumore e che, allo stesso tempo, sono immuni alla chemioterapia e non provocano rigetto. Il sistema usato è ingegnoso e un po’ lungo da spiegare qui, ma la novità è nell’approccio: se i risultati visti per Layla saranno confermati (un solo caso è incoraggiante ma non fa statistica) sarà forse il primo successo clinico di terapia genica che non si limita ad aggiungere geni, ma mette le mani nel motore del DNA praticando il gene editing. Se funziona, sarà anche una terapia facilmente applicabile altri pazienti come Layla, dato che le cellule-killer non provocano reazione immunitaria.
Il gene editing è un cambio di prospettiva straordinario che fino a poco tempo fa sembrava lontano. Layla sta bene ma per parlare di cura ci vogliono tempo, statistiche e molti altri casi. Soprattutto, la sua storia non è un miracolo, come si legge su Facebook e su alcuni articoli più o meno informati. E’ invece l’evoluzione naturale della terapia genica, una scienza giovane e dagli esordi difficili, frutto di decenni di investimenti e ricerca di base. I miracoli, per favore, lasciamoli a chi ci crede.
Il comunicato stampa del Great Ormond Street Hospital
La Ferrari del DNA: il genoma dei Sardi raccontato ai ragazzi
Un anno fa Sardegna Ricerche mi ha offerto l’opportunità di tenere un seminario sulla genomica di consumo davanti ad un folto gruppo di studenti cagliaritani insieme a Francesco Cucca, direttore dell’IRGB-CNR di Cagliari. Quel giorno ruppi le scatole a lui ed Andrea Angius, un altro ricercatore del gruppo, finché non mi portarono a fare un giro nel loro centro.
Volevo vedere i sequenziatori Hseq2000, che io chiamo affettuosamente “le Ferrari del DNA”. Ne hanno tre, costano 500mila euro ciascuno e li usano per studiare il DNA del sardi, uno dei soggetti più interessanti per i genetisti di tutto il mondo.
Di quella visita ho portato a casa la foto che vedete, oltre ad un paio di “vetrini” usati per la lettura del DNA).
In questi giorni il collega Andrea Vico ed io siamo di nuovo in giro per l’Italia in camper a parlare con gli studenti di DNA e biotecnologie. Durante il tour di Geni a bordo abbiamo mostrato quella foto e quei vetrini a (ormai) qualche migliaio di studenti. La descrizione delle macchina e i “vetrini” usati che mi ha dato Angius sono il pretesto perfetto per parlare ai ragazzi della nuova genetica.
Raccontiamo loro che quella macchina, appunto, è la “Ferrari” della genetica: si tratta infatti dell’apparecchio che legge il DNA più velocemente al mondo (il record potrebbe essere già infranto da un’altra macchina mentre leggete queste righe, ma l’effetto divulgativo rimane).
I ragazzi rimangono di stucco scoprendo che il leggi-DNA costa addirittura più di una vera Ferrari, e nonostante ciò in Italia ne abbiamo svariati esemplari. A Cagliari, ne hanno addirittura tre. Mostriamo loro il computer che sta sopra la macchina: il DNA diventa un flusso di dati che i ricercatori scambiano e confrontano su internet, fino ad arrivare alla genomica di consumo e alla possibilità di poter addirittura postare il nostro DNA su Facebook. In diretta su WhatsApp piovono ogni volta domande e commenti degli studenti.
Insomma, da quella visita non ho solo portato a casa un bel ricordo ma anche ottimo materiale per parlare di DNA, Sardegna e anche di eccellenza italiana. Qualche settimana fa il gruppo di Cucca ha pubblicato tre interessanti studi su Nature Genetics proprio partendo dai dati sul genoma sardo che è scaturito da quelle Ferrari del DNA. Sono felice di rivedere quella foto e di portare in giro nelle scuole d’Italia un pezzo così interessante della ricerca italiana.
Fotografa il tuo DNA e vinci!
VUOI VINCERE UNA BELLA SCORTA DI LIBRI? E LA MAGLIETTA DI GENI A BORDO? Posta una foto raccontando il “tuo DNA”, oppure (se sei uno studente geniabordo) ritrai un momento della mattinata passata con noi. Ricorda di taggare la foto con #geniabordo. Fra tutte le foto la giuria di Geni a Bordo voterà due supervincitori. Primo premio: 1 maglietta “geneticamente bastardo” e 10 libri a scelta dal catalogo Marsilio Editori/Sonzogno. Secondo premio: 1 maglietta e 5 libri a scelta dallo stesso catalogo. Posta la foto su Facebook, Instagram o Twitter ma ricordati sempre di aggiungere il tag #geniabordo in modo che possiamo trovarla. La gara è aperta a tutti e si chiude il 24 Ottobre a mezzanotte quindi affrettati!
www.geniabordo.it
http://www.facebook.com/geniabordotour
DNA e Biotecnologie: il futuro è già qui. Al via il Geni a Bordo Tour 2015.
Eccomi con Andrea Vico in posa plastica prima di salire sul Camper della Scienza di Geni a Bordo, un’iniziativa unica nel suo genere, ideata da me e Andrea e realizzata anche quest’anno con la collaborazione di Farmindustria.
Dal 9 al 20 ottobre viaggeremo in camper portando nelle scuole superiori di nove città la nostra conferenza-spettacolo multimediale sul DNA e le biotecnologie. Il 9 ottobre la prima è a Firenze. Oltre 2mila studenti saranno coinvolti in conferenze multimediali, esperimenti e da quest’anno, incontri con i protagonisti del biotech italiano che parleranno con i ragazzi del “mestiere” di ricercatore, un tema di particolare interesse per chi si prepara alla scelta universitaria.
Dopo il successo e le soddisfazioni del primo tour, che si è chiuso nel 2014 con numeri davvero importanti, per quest’anno abbiamo lavorato ad una formula divulgativa più ricca e, speriamo, ancora più coinvolgente. Come sempre, e come ci viene naturale, useremo esempi divertenti e riferimenti culturali pop per trasportare nel quotidiano idee scientifiche complesse. Un video dove Snoop Dogg, il famoso rapper, si sottopone ad un test del Dna, stimola la discussione nelle scuole molto più di molte parole. Mostreremo il mio Dna, che ho fatto decodificare su internet, un’aspetto che suscita sempre interessanti dibattiti. Abbiamo potenziato la nostra pagina Facebook con notizie e curiosità dal mondo della scienza e contest dove i partecipanti potranno vincere libri, magliette e gadget a tema scientifico.
Entro la fine dell’anno terremo anche un webinar (seminario interattivo sul web) a cui gli istituti di tutta Italia potranno partecipare gratuitamente.
Questo l’itinerario del tour.
Geni a Bordo 2015 sul Corriere Salute
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Info: www.geniabordo.it
Twitter: #geniabordo