La frusta e la fuga dei cervelli
Noi italiani l’autofustigazione ce l’abbiamo nel sangue. Forse da buoni baciapile siamo convinti che in questo modo i problemi che ci affliggono, e che non vogliamo affrontare, si risolveranno da soli.
L’ultimo esempio di autofustigazione collettiva riguarda il caso di Bulat Sanditov, su cui voglio tornare. Sanditov è un ricercatore russo della Bocconi che, sfinito dalle pastoie burocratiche riguardo all’immigrazione, se ne va dall’Italia per lavorare in Olanda.
L’anno passato scrissi della vicenda di Goverdhan Mehta, emimente chimico indiano e presidente dell’ International Council for Science, che fece scalpore perchè gli USA gli negarono il visto per recarsi in visita alla University of Florida, Gainesville, nell’ambito di una collaborazione. Raccontai anche dei problemi burocratici enormi che affliggono i ricercatori stranieri negli States (vedi “Bin Laden e la Fuga dei Cervelli“).
Tutto ciò impedisce agli States di attrarre ricercatori stranieri? No.
Allora, forse, ci stiamo autofustigando per la cosa sbagliata. Premetto che la bossi-Fini non mi è mai piaciuta, ma è piuttosto ridicolo attribuire ad essa, come fa repubblica, la colpa dell’ emmoragia di talenti dall’Italia. Certo, le grane sull’immigrazione non aiutano. Sarebbe più realistico dire che c’è un problema più ampio: l’Italia non è appetibile a chi voglia lavorare in settori ad alta innovazione (e purtroppo non parliamo solo scienziati). Pistuà
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