Non solo Steve
Oggi il mio profilo di Facebook (sicuramente anche il vostro) è pieno di foto di Steve Jobs. La prematura morte di Jobs commuove un pò tutti. Anch’io d’istinto ho ripensato (e postato) la sua celebre frase “Stay hungry, stay foolish”, per poi vedermela riproposta da tutti gli altri, e in tutte le salse, sul web, perfino in calce a qualche email. I santini di Jobs sparsi qua e là nel cyberspazio suggeriscono che il compianto genio della Apple -forse suo malgrado- è destinato a diventare un’icona della cultura popolare, una specie di Che Guevara dell’epoca dot.com. Si discuterà sicuramente di questo in futuro. Ma ora non è di Jobs che voglio parlare.
Voglio parlare invece un signore che non ho mai conosciuto (purtroppo) e che difficilmente compare nelle bacheche di Facebook. Come Jobs, anche lui è morto in questi giorni dopo aver lottato a lungo, per tragica coincidenza, con lo stesso terribile male, un tumore pancreatico.
Quell’uomo si chiama Ralph Steinman Molti avranno sentito la sua storia raccontata di sfuggita la scorsa settimana: è lo scienziato premio Nobel per la Medicina morto poche ore prima dell’assegnazione dell’ambito riconoscimento. Insieme ad altri colleghi, il medico di origine canadese ha aperto un nuovo capitolo della biologia, scoprendo il ruolo delle cellule dendritiche, un pilastro del sistema immunitario.
Non ho da fare nessuna analisi massmediatica, nessuna critica più o meno velata ai meccanismi che ci fanno piangere a voce alta un geniale CEO o una rockstar, e allo stesso tempo ci fanno quasi dimenticare un uomo le cui scoperte salveranno vite umane, se non l’hanno già fatto. E’ così e basta. Non ha senso fare una classifica del lutto collettivo. Però nel giorno in cui Jobs monopolizza le nostre bacheche virtuali, nella mia metterò anche la foto di quello “sfortunato” premio Nobel. Un piccolo tributo per un uomo a cui non dobbiamo i nostri cellulari e i nostri computer, ma (forse, lo vedremo) molto di più.