Quattordici
Quattordici è il numero di domande su scienza e ricerca alle quali, puntualmente ed in modo esauriente, hanno risposto i candidati alla presidenza USA Barack Obama e John McCain, chiarendo i loro rispettivi programmi su questi temi.
A porre le questioni è stato Science Debate 2008, un movimento grassroot (cioè nato dal basso) che raggruppa oggi alcune fra le più grandi associazioni che si occupano di ricerca negli States. La prima domanda dà l’idea del tono, poco retorico e molto realistico del dibattito:
“Science and technology have been responsible for half of the growth of the American economy since WWII. But several recent reports question America’s continued leadership in these vital areas. What policies will you support to ensure that America remains the world leader in innovation?”
Facciamo un piccolo confronto. Vi ricordate quanti punti del programma elettorale dei due principali schieramenti nelle scorse elezioni italiane avevano la scienza come argomento centrale?
Ve lo dico io: Zero.
E non è tutto. Qualcuno ricorderà anche che la rivista Le Scienze, forse pensando di essere in America, provò ad aprire il dibattito ponendo qualche domanda ai due candidati, con lo stesso risultato di cui sopra.
Tutta colpa dei politici di casa nostra, refrattari a tutto ciò che riguarda scienza e ricerca? Non proprio.
Se è vero che i politici si interessano ai temi che (secondo le loro analisi ) toccano più da vicino i loro elettori, la colpa del disinteresse verso la ricerca non può essere soltanto loro.
Un altro confronto è illuminante a tal proposito : Science Debate 2008 (da cui sono scaturite le domande) è nata dall’iniziativa di un pugno di intellettuali, ma si è presto allargata fino ad includere le più grandi società e associazioni scientifiche del Paese.
Si tratta di un’iniziativa strutturata, con un’agenda e un programma precisi, che include istituzioni scientifiche di grande prestigio e peso. In altre parole, Science Debate 2008 rappresenta un gruppo di pressione efficace. Difficile – anche per il politico più disinteressato alla scienza- non rispondere ad una sollecitazione di tale portata.
Da noi le iniziative di sensibilizzazione verso i politici, anche quando arrivano da eminenti scienziati, si limitano a qualche lagnosa lettera aperta sui giornali, o alle ancora più patetiche catene di Sant’Antonio che girano su internet, raccogliendo le firme dei soliti noti- e di tanti ignoti. Il gruppo 2003 è forse, in questo campo, l’unica “grassroot” italiana organizzata con una parvenza di agenda, ma a cinque anni dalla nascita rimane un’associazione di individui (per quanto alcuni di essi siano emeriti e famosi) che non include alcuna istituzione scientifica ed è ben lontano dall’essere un gruppo di pressione.
Lamentele, piagnistei e lettere aperte hanno certamente un effetto catartico. Fanno bene a chi le scrive e fanno indignare per dieci minuti chi le legge e, magari, firma. E’ bene chiarire che questi strumenti, a parte ciò, non servono a nulla. La comunità scientifica dovrebbe invece fare fronte comune e costruire un gruppo di pressione efficace e organizzato, sull’esempio di quelli d’oltre oceano. Solo così si può sperare che la ricerca salga di qualche posizione nell’agenda dei politici.
© Sergio Pistoi 2008