Il professor Paolo Bianco, direttore del Laboratorio delle Cellule Staminali della Sapienza a Roma è morto prematuramente due giorni fa. Di lui mi rimarrà sempre impressa la grande onestà intellettuale: Paolo aveva speso una carriera studiando le staminali mesenchimali e avrebbe avuto tutto l’interesse a enfatizzare l’importanza (che pure c’è) di queste cellule nella cura delle malattie, magari per avere più fama e qualche grant in più. E invece era il primo a tirare il freno quando si parlava di miracoli. Non perdeva occasione per insistere sulla difficoltà di trasportare i suoi studi di laboratorio fino al letto dei pazienti, sulla necessità di prove serie e approfondite.
Coerentemente con i suoi principi (anche se a mio parere con molta ingenuità comunicativa- un giorno glielo dissi ma lui non era d’accordo) si mise in prima fila contro la fuffa purulenta di Stamina, che fra le altre cose millantava di usare proprio le staminali mesenchimali di cui era un esperto riconosciuto. Era lui, per capirsi, l’esperto con i capelli bianchi sbeffeggiato in continuazione da Le Iene, in quella che è stata una delle peggiori parodie dell’informazione italiana. I pro-Stamina scrissero perfino un lettera chiedendo che venisse licenziato. Ma Paolo Bianco, per come l’ho conosciuto io, era un tipo tosto e divertente. Nel pieno della vicenda Stamina lo incontrai ad un congresso e gli chiesi se quegli attacchi non lo avessero in qualche modo segnato. Lui alzò le spalle, fece un sorriso beffardo e disse: “Ma figurati, sono cose che capitano. Tanto prima o poi verrà fuori tutto”. Paolo Bianco ci mancherà. Questo è sicuro.