Guerre Turche
La difesa migliore è l’attacco. Dev’essere stato il pensiero del ministro della salute Livia Turco quando, sulle pagine della Stampa, ha risposto alle legittime richieste di chiarimento da parte di tre ricercatori, riguardo alla poca trasparenza con cui il ministero sta gestendo i fondi (8 milioni di euro) per la ricerca sulle cellule staminali.
“E’ una guerra fra bande“, è stato il commento, arrogante e ingiustificato del ministro.
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Nella foto: un pausa nella cruenta battaglia fra le bande
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C’è voluta un’interpellanza parlamentare, stamattina , perchè il ministero, per voce di un sottosegretario, chiarisse i dubbi più che comprensibili dei ricercatori riguardo alle procedure di attribuzione di questi fondi.
I soldi in questione non sono ancora stati stanziati, ha dichiarato il ministero. Risposta tardiva, ma chiara.
Perchè allora qualche ricercatore vicino alle posizioni di Enrico Garaci aveva già dichiarato pubblicamente di averli ricevuti, quei fondi?
La vicenda sembra torbida, ma non lo è poi così tanto. Infatti è chiaro come il sole che dietro a questi finanziamenti, peraltro poco cospicui, una piccola compagnia di giro aveva iniziato una bella manovra per spartirsi il malloppo all’italiana, cioè senza il ricorso alla benchè minima procedura di peer-review e di valutazione indipendente.
Livia Turco avrebbe dovuto ringraziare i tre ricercatori in questione, e chi insieme a loro ha insistito per fare luce sulla vicenda. Invece gli ha abbaiato contro, mettendo tutti sullo stesso piano, come se la richiesta di trasparenza fosse un colpo basso a presunti avversari.
Chissà se nelle immaginarie guerre fra bande che avvengono nella testa della Turco (battaglie turchesi, turchine?) c’è anche Nature, la prestigiosa rivista che ha preso una netta posizione nei confronti di Enrico Garaci (invocato come il deus ex machina di questo inglorioso affaire). Una cosa è sicura: Nature e il ministro non sono nella stessa banda.