Mussi, se ci sei batti un colpo.
Le buone intenzioni c’erano. Ma le riforme promesse dal ministro Fabio Mussi su Università e ricerca sono ancora lettera morta. E così, anche chi all’inizio aveva dato fiducia al ministro ora comincia a stufarsi, e si lamenta delle tante promesse non mantenute.
Nel giro di poche ore sono usciti un articolo dell’Espresso (Chi ricerca non trova- La riforma in un vicolo cieco), un appello firmato da 200 ricercatori pubblicato online dal Messaggero, e una bella lettera di Margherita Hack, Francesca Matteucci e Patrizio Dimitri.
In tutti i casi la lista delle doleances è simile: la riforma promessa da Mussi è in fase di stallo, e intanto l’intera ricerca italiana rischia la paralisi.
I fondi Prin (per i progetti di ricerca di base) che pure ci sono, rimangono bloccati per un cavillo burocratico, mentre il reclutamento dei nuovi ricercatori è congelato, in attesa che vengano varate nuove norme che dovrebbero garantire maggiore trasparenza e meritocrazia.
Ma quali saranno queste norme? Non è ancora chiaro a nessuno. Mussi sta cercando una mediazione con vassalli, valvassori e valvassini che siedono nel Consiglio Universitario Nazionale (CUN) e nella Conferenza dei Rettori, che continuano ad opporsi ad ogni proposta di cambiamento sostanziale del sistema dei concorsi, in linea con la loro politica gattopardiana del “tutto cambi perchè nulla cambi”.
Da parte sua, Mussi non sembra avere le idee chiare su cosa vuole fare, e continua a cercare soluzioni estremamente farraginose che non risolveranno il problema dei concorsi e che, per ora, scontentano tutti.
Fabio Mussi ha promesso che avrebbe messo mano al sistema dei concorsi universitari e all’assegnazione dei fondi per la ricerca. Per ora di parole se ne sono sentite tante. Di fatti, praticamente nessuno.
Da qualche parte, il gattopardo se la ride sotto i baffi.